Si tratta di una commedia di Giulio Bucciolini, apparsa sulla scena fiorentina nel 1910, portata al successo dalla Compagnia di Ettore Marini e ripresa nel 1921 dalla gloriosa Compagnia di Garibalda e Raffaello Niccoli.
Rielaborando le burle e facezie del Pievano a noi arrivate; Bucciolini scrive questa deliziosa commedia creando a parte la figura del Piovano Arlotto, astuto e divertente uomo di fede, quella della sua perpetua, vecchia e sempre in contrasto con il mondo che la circonda. Altri personaggi carichi di colori e di tocchi di luce, fanno di questo lavoro, uno dei capisaldi del teatro fiorentino di ispirazione contadina.
Arlotto di Mannozzo Mainardi, Piovano (o Pievano) di San Cresci a Maciuoli ( o Maciòli ), nacque a Pezzatole, nei dintorni di Pescina, alle falde del Monte Morello, nel giorno di Natale del 1396 e morì il 26 dicembre 1484, all'età di 87 anni. E' sepolto nella Chiesa dei Pretoni, posta fra Via degli Arazzieri e Via San Gallo e ancora sì può leggere la curiosa epigrafe scritta sulla sua lapide, dal medesimo voluta, che recita in questi termini: " Questa sepoltura ha fatto fare il Piovano Arlotto per sé e per tutte quelle persone che dentro entrare vi volessero ".
Non scrisse niente di quanto ci rimane a testimonianza della sua arguzia : le sue facezie, i motti, le burle, passarono di bocca in bocca per anni,prima che venissero trascritti, nel 1515, a Firenze, da Bernardo Zucchetta, in una raccolta non del tutto attendibile. Più autentico appare il testo del manoscritto di Giovanni Mazzuoli da Strada detto “Stradino”, che si trova alla Laurenziana.
Successivamente, le facezie dell'ameno Piovano furono ristampate molte volte in libri e libriccini che ebbero larghissima diffusione.
Nel 1884, Giuseppe Baccini, bibliotecario della Nazionale di Firenze, compilò per l'editore Salani la raccolta delle Facezie, mettendo in lingua corrente il manoscritto Laurenziano dello "Stradino", allo scopo di rendere il testo accessibile a tutti.
Nel 1953, apparve una edizione criticamente ineccepibile, e attualmente introvabile, a cura di Gianfranco Folena, per l'editore Ricciardi. Anche questa edizione, perfetta come opera filologica, apparato critico, storico e lessicale, e bella come gusto grafico, è basata sul manoscritto già citato, di cui viene affermata la più ampia attendibilità.
Per merito delle Facezie, esposte in una forma piana e disinvolta che la rende accessibile al lettore, la figura del Piovano attraverso e secoli, resta viva, esemplare ed eterna, anche nel nostro mondo culturale.