Dubbi e perplessità sulla proposta europea
di Michele Pinassi*
“L’autocertificazione è già alla quinta edizione. Praticamente un bestseller.”
Anonimo
SIENA. “Il 17 marzo 2021 la Commissione europea ha presentato una proposta intesa a creare un certificato verde digitale per agevolare la libera circolazione sicura dei cittadini nell’UE durante la pandemia di COVID-19. I certificati verdi digitali saranno validi in tutti gli Stati membri dell’UE.” si legge sul sito web della Commissione Europea.
Sarà probabilmente rilasciato dalle autorità sanitarie, per permettere, tra le altre cose, la libera circolazione dei cittadini europei vaccinati all’interno dell’Unione Europea.
A metà marzo la proposta sarà presentata al Parlamento Europeo per il voto in aula, mentre gli stati membri dovranno attrezzarsi logisticamente per l’emissione dei certificati stessi, che dovrebbe partire –secondo la roadmap indicata sul sito– in estate.
Il certificato digitale sarà essenzialmente un codice QR firmato digitalmente e contenente “informazioni fondamentali necessarie quali nome, data di nascita, data di rilascio, informazioni pertinenti su vaccino/test/guarigione e identificativo unico […] A fini di verifica, vengono controllate solo la validità e l’autenticità del certificato, verificando da chi è stato rilasciato e firmato. Tutti i dati sanitari sono conservati nello Stato membro che ha rilasciato un certificato verde digitale“.
Senza addentrarci nella questione relativa alla tutela e protezione dei nostri dati sanitari, alcune domande e considerazioni mi sorgono spontanee.
Sarà questo certificato la chiave per poter tornare a muoversi? Sarà sufficiente un cartellino che dichiara il nostro status di vaccinati a liberarci dall’impossibilità di spostarsi?
Oppure, visto quanto vanno a rilento le campagne vaccinali, questo certificato discriminerà i cittadini, permettendo solo a chi ha beneficiato del vaccino di muoversi? E se l’obiettivo è comunque vaccinare più cittadini possibile, riuscendo a coprire la più alta percentuale possibile dei 450 milioni di Europei, ha senso lanciare una campagna per il “certificato vaccinale digitale” visto che saremo quasi tutti vaccinati? E chi non potrà vaccinarsi, per motivi legati allo stato di salute, sarà “condannato” a non potersi muovere?
Abbiamo già i passaporti elettronici e documenti d’identità, come la CIE o la tessera sanitaria, che contengono un chip e, quindi, potrebbero potenzialmente essere utilizzati per questo scopo. Senza gravare cittadini e istituzioni (e conosciamo bene le difficoltà che abbiamo in Italia…) di ulteriori adempimenti burocratici dalla dubbia utilità ed efficacia (già mi vedo le difficoltà delle forze dell’ordine ad avere gli strumenti per la lettura del QR Code…).
Scusate se non nutro più particolari speranze nell’organizzazione del nostro Paese in merito alla gestione della situazione pandemica: mi son bastate le numerose autocertificazioni, rigorosamente cartacee (chi aveva provato a proporre una soluzione “digitale” è stato immediatamente sconfessato). Davvero vogliamo ripetere l’esperimento?
*www.zerozone.it