di Vito Zita
SIENA. Aperta nel 1903, oggi si ritrova con i sigilli di chiusura apposti da parte del governo eritreo che ha anche revocato la licenza.
Cerchiamo di capire non tanto cosa è stata l’ultracentenaria scuola italiana di Asmara, che pure ha la sua grande importanza, ma ciò che è oggi.
L’Istituto Italiano Statale Omnicomprensivo di Asmara è una istituzione con finalità educative. Opera in un ambiente multiculturale e plurilinguistico e, oltre a fornire agli alunni abilità di base e capacità strumentali, si adopera per consolidare e sviluppare l’abitudine alla convivenza civile, al rispetto degli altri, alla tolleranza e all’autonoma capacità di giudizio. Gli studenti del nostro istituto sono nella stragrande maggioranza di madrelingua Tigrina e sono esposti alla lingua italiana esclusivamente all’interno della Scuola stessa, vivendo in un ambiente familiare in cui l’Italiano è sempre meno usato. Alla fine del ciclo di studi gli alunni di nazionalità eritrea, oltre agli esami finali della Scuola media di Primo e Secondo grado dello Stato Italiano, devono sostenere gli esami di stato per il “General” (in Terza media) ed il “Matriculation” eritrei per l’accesso, rispettivamente, alla Scuola superiore e alle Università eritree. I risultati conseguiti in questi esami sono sempre stati di assoluta eccellenza. L’eterogeneità linguistica degli studenti e i programmi previsti dall’Accordo Tecnico rendono, di fatto, la Scuola italiana una scuola di insegnamento trilingue, poiché si insegna l’Italiano, il Tigrino e l’Inglese; l’azione educativa dell’I.I.S.O. di Asmara ha comunque, come fine prioritario, lo sviluppo della conoscenza della lingua e cultura italiana. All’avvio dell’anno scolastico 2018-2019, la consistenza numerica degli studenti delle scuole italiane di Asmara è di 1199 studenti, suddivisi in: Scuola Primaria: totale iscritti n. 617, di cui 46 italiani, e 571 stranieri; Scuola Secondaria di Primo grado: totale iscritti n. 261, di cui 45 italiani e 216 stranieri; Scuola Secondaria di Secondo grado: totale iscritti n. 321, di cui 35 italiani e 286 stranieri. Quelli evidenziati sono numeri importanti soprattutto alla luce del fatto che gli iscritti eritrei appartengono ad uno status sociale di rilievo. Il POF (Piano dell’Offerta Formativa) ha caratteristiche precise ed uniche nell’ambito multiculturale eritreo ed è disponibile sul sito della scuola italiana per rendersi conto del progetto che intende portare avanti curando di informare agli utenti le scelte educative, formative, organizzative ed operative dell’Istituto sulla base di un’attenta analisi della situazione della Scuola. l piano dell’offerta formativa è il documento fondamentale costitutivo dell’identità culturale e progettuale della scuola e ne esplicita la progettazione curricolare, educativa e organizzativa. È coerente con gli obiettivi generali ed educativi dei diversi tipi e indirizzi di studi, determinati a livello nazionale e riflette le esigenze del contesto culturale, sociale ed economico della realtà eritrea locale. Il POF indica, quindi, la meta che tutta la comunità scolastica si impegna a raggiungere, attraverso la condivisione dell’azione educativa con le famiglie e la positiva interazione con il territorio. Queste le buone intenzioni, nei fatti nel 2017 e nel 2018 due decreti hanno ridotto le potenzialità delle scuole italiane all’estero. Qualcuno ritiene che da scuole pubbliche ancorate all’offerta formativa garantita dai principi della nostra Costituzione siano diventate principalmente solo un luogo di erogazione di corsi di italiano. In realtà quel che risulta più evidente è che fin dalla seconda parte della XVI Legislatura, sono state ideate e realizzate una serie di atti normativi che mirano a ridurre l’impegno finanziario italiano sulla disciplina della scuola italiana all’estero. Il riferimento è al decreto legge 64/2017 che all’art. 31 comma 1 stabilisce che “Nelle scuole statali all’estero possono essere affidati a personale straniero o italiano, residente nel paese ospitante da almeno un anno, in possesso dei requisiti prescritti dalle disposizioni locali, gli insegnamenti obbligatori in base alla normativa locale e non previsti nell’ordinamento scolastico italiano, nonché le attività di potenziamento dell’offerta formativa che non possano essere coperte con docenti di cui all’articolo 18, comma 1”. Ovvero si tende a favorire la privatizzazione dell’insegnamento affidandolo a docenti locali. A questo si aggiunge il decreto ministeriale 2051 dell’8.1.2018, con il quale si dispone che per tutte e sette le scuole italiane all’estero (Addis Abeba, Asmara, Atene, Barcellona, Istanbul, Madrid e Parigi) sia devoluto ufficialmente l’affidamento di numerose materie solo a docenti locali. Va fatto notare che la disciplina della scuola italiana all’estero è di stretta competenza del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale mentre la scelta del personale docente è di competenza del Ministero dell’istruzione dell’università e della ricerca. Ovviamente tutti gli atti del Ministero degli Esteri sono predisposti sentito il parere del Ministero dell’istruzione.
Quanto scritto porta ad una riflessione sugli eventi succedutisi rapidamente fino a giungere alla revoca della licenza alla scuola italiana di Asmara di qualche settimana fa. Seguendo gli eventi recenti si deve tenere conto che in Eritrea è avvenuto lo sgombero di tutti gli ambulatori medici sparsi nella nazione e gestiti dalla chiesa cattolica; sono state chiuse tutte le scuole gestite dai frati Francescani o Comboniani e dalle suore come pure quelle coraniche; è stata effettuata la nazionalizzazione di alcuni edifici. Per conoscenza diretta si fa riferimento alla Scuola S. Francesco di Massaua e all’ambulatorio della Missione di Hebo, ma in realtà sono assai numerose le chiusure soprattutto di ambulatori rurali. Tutto questo in ottemperanza a quanto stabilito al momento della proclamazione dell’Eritrea come nuovo Stato africano. “La sanità e la scuola devono essere statali” secondo i principi sovrani di uno stato laico. Un progetto enunciato e mai realizzato in 27 anni di indipendenza, fino allo scorso anno. Quali intendimenti hanno il governo italiano e quello eritreo? Difficile dirlo con precisione perché bisognerà attendere gli sviluppi della situazione. Ma appare chiaro che, dando seguito alle voci ufficiose apparse in Italia, ci sia l’intenzione di effettuare un taglio alle ingenti spese di gestione delle nostre scuole all’estero. Più difficile esprimersi sulle intenzioni del governo eritreo che ufficialmente non ha rilasciato alcuna dichiarazione. Rimangono però molti dubbi, sia sull’atteggiamento italiano che su quello eritreo. Ma sarà davvero il mancato rispetto dell’Accordo Tecnico del 2012 ad aver fatto scegliere di revocare la licenza? Oppure può dipendere dall’attività formativa e pedagogica?
Dopo le prime notizie sulla scuola italiana di Asmara giunte fra marzo e giugno, il 9 luglio 2020 è stata presentata una interpellanza Parlamentare con richiesta di una risposta in merito alla vicenda della nostra scuola di Asmara al Ministro degli Esteri ed al Ministro della Pubblica istruzione. Che la situazione presenti delle carenze da parte Italia risulta essere evidente ma rimangono irrisolte anche delle questioni relative alle decisioni prese dal governo eritreo. Qual è l’interesse per gli eritrei nella chiusura della scuola italiana? Per lo Stato Eritrea in termini economici che perdita sarebbe? Inoltre quale sarà la formazione dei giovani eritrei per non parlare degli eccellenti risultati ottenuti fino ad oggi? Certo non è possibile credere che gli eritrei lavorino a loro danno e in questa situazione molta importanza ha avuto il mancato accordo sul rinnovo dell’accordo tecnico stipulato nel 2012 e la mancata nomina dei membri della Comitato di cogestione della scuola da parte italiana come riporta l’art. 15 che recita: “Al fine di assicurare l’esecuzione del presente Accordo Tecnico, le due Parti provvedono ad istituire un Comitato Tecnico Congiunto – che si riunirà almeno due volte l’anno o a richiesta di una delle due Parti – con il compito di monitorare gli indirizzi pedagogici ed alcuni altri specifici aspetti relativi al funzionamento delle Scuole italiane, tra cui quelli didattici. Il monitoraggio verrà condotto anche sulla base dei rapporti previamente inviati dalle Scuole italiane al suddetto Comitato”. Questo accordo è scaduto nel 2017 ma gode del tacito rinnovo di anno in anno. A quanto risulta, attraverso i canali diplomatici italiani, più volte dalla data di scadenza è stato chiesto il rinnovo avendo intenzione di essere accondiscendenti verso le possibili nuove richieste da parte del governo eritreo. Ma non è mai giunta risposta formale alle nostre richieste diplomatiche dato che questo è il canale ufficiale determinato dall’Accordo. In più il governo eritreo, chiaramente insoddisfatto, non si è mai formalmente avvalso di un contatto diplomatico come stabilito dall’art. 17 comma 2 che recita: “L’Accordo Tecnico può essere denunciato da ciascuna delle due Parti e la denuncia avrà effetto sei mesi dopo la notifica all’altra Parte. In ogni caso, esso rimarrà in vigore fino alla conclusione dell’anno scolastico già iniziato”. Con le debite proporzioni sembra di essere tornati indietro al 1889 con il Trattato di Uccialli… ma almeno il Negus Menelik II ebbe modo di esternare la sua protesta sull’art. 17 di quel trattato fino a vederlo annullato.
“Non si chiude la scuola di Asmara senza avvisare il Governo eritreo, non abbiamo bisogno di nessuno, saremo capaci di fare da soli”. Questa è la replica che giunge da più voci, incluse quelle di alcuni articoli giornalistici che danno voce a persone vicine alla realtà eritrea. Bisogna solo augurarsi per il bene dell’Eritrea, dei giovani studenti, dei rapporti di amicizia, relazioni e storia fra i due Paesi che non venga distrutto tutto. Sarebbe imperdonabile e la nostra immagine nel mondo avrebbe una caduta enorme.
Resta il fatto che ad oggi da parte del Ministero dell’informazione eritreo non è stata fatto alcun comunicato ufficiale sulla decisione del governo circa il futuro della Scuola Italiana di Asmara.
A questo punto sono opportune alcune precisazioni ed il dettaglio sugli eventi recenti di questa intricata vicenda.
Il 25 marzo 2020 una comunicazione da parte del Direttore dell’Ufficio di Presidenza dello Stato eritreo alla Dirigente Scolastica della scuola italiana notifica il recesso (“termination”) e revoca della licenza ad operare con la seguente motivazione: la “chiusura della scuola da parte italiana”. In realtà nei giorni precedenti erano state emanate per emergenza Covid, ordinanze locali contro assembramenti e in più si è verificato il caso di diversi docenti italiani che non erano rientrati in Eritrea o che all’atto del difficile rientro erano stati posti in quarantena dagli eritrei, suscitando anche le proteste del sindacato italiano della scuola sul trattamento offerto ai docenti. L’Ambasciatore italiano, dopo un Consiglio docenti, aveva disposto l’interruzione dell’attività “in presenza” ma con prosecuzione della didattica “a distanza” con altri mezzi, chiedendo alla Dirigente scolastica di attivare ogni tipo di supporto agli studenti. Bisogna rendersi conto di non essere in Italia, la didattica a distanza è difficile da realizzare in un paese dove internet non è diffuso e oltretutto le disposizioni governative precauzionali fanno rimanere a casa, quindi si è provveduto a fornire fotocopie dei testi di studio. Di questo provvedimento l’Ambasciatore ha informato il Ministro degli Esteri Saleh, il quale ha manifestato la sua comprensione e solidarietà per la drammatica situazione italiana. Nei giorni successivi sono state chiuse anche le scuole eritree. Si rileva da quanto descritto che è la comunicazione dell’Ufficio di Presidenza eritreo che ha contravvenuto all’accordo del 2012 (art. 16), dato che in caso di divergenze queste devono essere discusse per via diplomatica e non con una missiva alla Dirigente scolastica. Dopo queste decisioni e in situazione di pandemia, ci sono stati vari incontri e contatti con il Ministro degli Esteri eritreo, senza mai giungere ad alcuna soluzione. In prossimità degli esami di stato, con una nuova comunicazione diretta inviata alla Dirigente scolastica da parte del Ministero dell’Educazione, si rende noto che è stato proibito agli studenti eritrei (61 su 70) di sostenere l’esame di stato; fatto salvo di rivedere la propria decisione il giorno precedente la sessione degli esami. Viene così organizzata una sessione suppletiva che si è conclusa il 9 luglio per far sostenere agli alunni eritrei gli esami. Nel frattempo la Vice Ministro Sereni ha scritto il 23 giugno al Ministero degli Esteri per chiarimenti e con la disponibilità a rivedere l’accordo del 2012, e tre giorni dopo convoca l’Ambasciatore eritreo in Italia, Fessahazion Pietros Menghistu, per un colloquio sulla vicenda della Scuola statale italiana ad Asmara. Tenuto conto delle possibili iniziative unilaterali degli eritrei, il futuro della scuola di Asmara rimane incerto. A fronte di tutto questo gli eritrei sono stati sollecitati visto che ci sono molti adempimenti da predisporre per poter iniziare il nuovo anno scolastico 2020-2021. La decisione eritrea di apporre i sigilli alla scuola, costringerà l’Italia ad attivare il processo di smantellamento di quanto organizzato nel corso di tanti anni (attrezzature, archivio, etc.) ma ovviamente sarà necessario avere tempo a disposizione per provvedere in tal senso. Sull’onda delle pur scarne notizie riportate dalla stampa nazionale, comunque tutte di matrice politica finalizzate da un falso interessamento alla questione ma tali da attaccare l’attuale governo per aumentarne l’imbarazzo verso la questione, si arriva alla lettera che il Presidente del Consiglio Conte ha scritto il 9 luglio al Presidente dello Stato Eritrea, Isaias Afewerki, manifestando la sua preoccupazione e il desiderio dell’Italia di mantenere un approccio costruttivo con l’Eritrea. Anche il Ministro degli esteri italiano ha avuto interlocuzioni dirette con il suo omologo eritreo. Nonostante l’intensità e il livello degli interventi italiani, la vice Ministra Sereni ha riferito che il Governo eritreo non ha ancora dato risposta. In queste condizioni come si può assicurare la continuità della scuola italiana tutelando gli studenti, i docenti ed il personale dipendente? Siamo così giunti ad agosto, dopo circa tre anni l’Ambasciatore italiano in Eritrea è stato richiamato per nuovo incarico come avviene sempre in ambito diplomatico; le scuole hanno i sigilli e gli studenti eritrei, conseguito il diploma, sono pronti a ricevere la chiamata dell’Accademia militare e presentarsi all’isolato centro di addestramento di Sawa, dove lo scorso 15 agosto alla presenza del Presidente Afewerki si è tenuto il giuramento del 33° Corso del Servizio Nazionale e dell’11° Corso del Centro di formazione professionale, per svolgere il servizio militare a tempo indeterminato. Rimane così appesa ad un filo la speranza di tutti: politici, ministeri, studenti eritrei, docenti italiani, personale eritreo (circa 125 persone) affinchè sia raggiunto un accordo e la scuola italiana più grande al mondo fuori dall’Italia continui a beneficio del popolo eritreo.