Due installazioni di Isgrò "ornano" i lati del boccascena
AREZZO. La neve e il freddo di venerdì (10 febbraio) non hanno fermato il taglio del nastro ufficiale del Teatro Mecenate. Il sindaco Giuseppe Fanfani non ha nascosto la sua soddisfazione per questo spazio teatrale moderno, bello, fruibile, un passo avanti nell’accrescimento della dimensione culturale di Arezzo, al quale – ha annunciato – faranno seguito, oltre alla ristrutturazione del Teatro Petrarca, nuovi spazi per esposizioni e concerti nel centro storico, come la ristrutturazione della Sala Sant’Ignazio, la sala Concerti nel Teatro Vasariano in Piazza Grande e altri ancora. Mecenate è il più antico dei “Grandi” di Arezzo, il primo raffigurato nella omonima Sala della Provincia, e quindi ben venga – ha sottolineato il sindaco – questa intitolazione all’amico di Augusto e che richiama alle antiche origini etrusche e romane della città.
Grande emozione anche per l’assessore alla Cultura Pasquale Giuseppe Macrì, grato alla Giunta Comunale e agli sponsor – tra cui Estra, Coingas, Banca Etruria, Raspini – che hanno appoggiato il suo intento di ‘guardare lontano’ e permesso di ristrutturare in modo eccellente l’ex-Auditorium, divenuto ora un vero e proprio teatro. Dopo l’esecuzione al pianoforte del ‘Concerto di Varsavia’ in una personale rielaborazione del maestro Carlo Alberto Neri, si è passati al momento clou: sindaco Fanfani da una parte e assessore Macrì dall’altra hanno scoperto le due installazioni di Emilio Isgrò che correderanno d’ora in poi i lati del boccascena, offrendo un colpo d’occhio perfetto nel loro bianco e nero che si allinea in verticale al rosso del sipario.
A sottolineare la solennità del momento l’Inno di Mameli eseguito dal coro aretino Vox Cordis, diretto dal maestro Lorenzo Donati. “Inaugurare un teatro è cosa rara oggi – ha detto Patrizia Coletta, a nome della Fondazione Toscana Spettacolo – un atto di democrazia che fa onore ad una città d’arte come Arezzo”, annunciando la futura collaborazione dell’Ente fiorentino con il direttore artistico del teatro aretino, Andrea Biagiotti, a cui si aggiunge quella con il Teatro “Franco Parenti” di Prato.
L’assessore Macrì ha poi esposto le linee fondamentali dell’arte concettuale e visiva di Isgrò, delle sue cancellature come segno forte, atto di oltraggio e di difesa insieme della realtà, espressione di un’angoscia e di un disordine che pure cercano un senso, restituendo valore a ciò che conta proprio rappresentandolo nella sua indeterminatezza. Questo vale anche per le parole della famosa commedia shakesperiana “As like it”: “E’ il mondo intero una ribalta e le donne gli uomini sono tutti attori”, parole che emergono nella loro intensità dalle ‘cancellature‘ realizzate per l’occasione dall’artista siciliano, a ribadire la teatralità della vita e la centralità della ribalta teatrale come momento di riflessione. In una società dove prevale il disordine, l’arte moderna – ha continuato Macrì – è costretta a graffiare la tela, a ‘cancellare’ per ridare valore a ciò che manca e quindi richiamare all‘ordine’ perduto.
Presente anche l’artista Emilio Isgrò, che, ricordando l’apporto della Sicilia e della Toscana all’unità linguistica italiana (dalla Scuola Siciliana al Dolce stil novo), ha espresso il piacere di aver donato quest’opera al Comune, invertendo per una volta i ruoli tra ‘artisti’ e ‘mecenati’. “Da oggi mi sentirò anch’io un po’ ‘cittadino’ di Arezzo, terra che tanto ha dato al paese in ambito culturale”, ha affermato l’artista.
In definitiva una sinergia vincente tra arte, letteratura, teatro, ammistratori e imprenditoria ‘illuminata’. E in arrivo nel nuovo spazio teatrale è prevista un’altra opera d’arte con illustri richiami letterari: l’istallazione di Fabrizio Dusi in cui due soggetti si scambiano la massima di Marco Tullio Cicerone tratta dalle “Epistulae ad Atticum”: “Sensus populi maxime in theathro perspectus est”, ovvero quasi la versione latina in chiave civile del brano shakespiriano: se il mondo è una ribalta, la ribalta permette al pubblico di capire e esprimere il mondo…
La stagione teatrale del Mecenate è appena gli inizi: dopo il successo dell’”Abissina” di Chiti con Isa Danieli e della “Medea” di Euripide con Pamela Villoresi, una battuta d’arresto causa maltempo per “Anna Karenina”, avvincente rielaborazione dell’eroina di Tolstoj con Sonia Bergamasco: la piece, in programma il 12 febbraio, è stata rinviata ad altra data, ma ormai il teatro è allestito in piena regola e il cartellone è ricco di nomi e testi eccellenti (Remo Girone, Angela Finocchiaro, Massimo Dapporto e altri).