Lezione di Sgarbi ad Arezzo
Come recita il titolo del suo ultimo libro, “Il tesoro d’Italia”, per Vittorio Sgarbi è soprattutto dall’immenso patrimonio artistico cresciuto nella lunga storia del paese – e ancora poco valorizzato o, peggio, a volte profanato – che potrà venire anche una crescita economica, una “salvezza”, tanto che non ha esitato a proporre, quasi per assurdo, di unire il ministero della Economia e quello dei Beni Culturali …! E, per dare un’ulteriore conferma, il critico ha ricordato che proprio un’opera di Piero della Francesca, “La Resurrezione”, salvò nel 1944 Sansepolcro dal bombardamento. E questo perchè il capitano inglese Anthony Clark, memore di aver letto il saggio di Aldous Huxley “The best picture in the world” (1928), fermò, andando contro gli ordini ricevuti, le bombe che potevano distruggere “l’opera più bella del mondo”.
Forse non tutti sanno infatti che lo scrittore inglese Huxley, giungendo nel 1924 quasi a dorso di mulo in Val Tiberina e ad Arezzo, aveva scoperto estasiato l’arte di quel Piero dei Franceschi, allora così poco celebrato…(e chi avesse voglia, come chi scrive ha da tempo fatto, di leggerlo in inglese, scoprirebbe con grande stupore che Huxley arriva a dire che, dovendo per assurdo scegliere tra Piero e Botticelli, darebbe alle fiamme il secondo pur di salvare il primo…! La differenza, continuava il viaggiatore inglese, stava purtroppo nel fatto che gli Uffizi di Firenze sono molto più facilmente raggiungibili e famosi, specie allora, delle terre aretine che custodiscono gli intrasportabili, per fortuna, tesori pierfrancescani….).
Solo l’acume e sensibilità critica di Longhi, Venturi, Salmi, Berenson trassero dall’oblio dagli anni ’20 in poi le opere di Piero per consacrarlo come uno dei geni assoluti dell’arte internazionale, capace di unire etica e matematica, rendere visibile il pensiero assoluto e consegnarlo all’eternità, aprendo la strada e facendo da modello a infiniti artisti, da Balthus a Mondrian. “Piero è il primo degli astrattisti della storia e nei contrasti di luce del “Sogno di Costantino” (che si intravedeva sulla sfondo come un miraggio…) c’è già l’anticipazione della luce ‘fotografica’ di Caravaggio. E ancora il critico si è soffermato sulla “Madonna del Parto” di Monterchi, donna del popolo eletta a simbolo della nobiltà e bellezza della figura materna, icona del mistero della vita che si rinnova.
E’ da questi presupposti che per Sgarbi, neo assessore del Comune di Urbino (dove si trovano la famosa “Flagellazione” e “La Madonna di Senigallia”, e quindi città anch’essa unita da un innegabile fil rouge alle “terre di Piero”), che occorre ripartire come “soldati della bellezza”, folgorati dal sublime dell’arte – come lui a diciotto anni dal sepolcro di Ilaria del Carretto – pronti a difendere e diffondere il grande valore della storia dell’arte, materia troppo trascurata nella scuola, al pari della musica, e riscoprirne la grande attualità, il potere formativo e la valenza di motore turistico.
Sgarbi si è soffermato anche sulle immagini di Giotto, di Masaccio, di artisti della scuola romana e di quella di Mantova (Cavallini, Crivelli, …), analizzati nel suo libro “Il tesoro d’Italia” (Bompiani), primo di una serie di quattro volumi riccamente illustrati e dedicati alle tante opere d’arte, note e più spesso dimenticate, di cui è ricca ogni parte d’Italia, ideale nuovo invito a un ‘gran tour’ fra le bellezze nascoste (il libro è andato poi a ruba e plurifirmato alla fine della conferenza). E l’autore ha anche ricordato l’importanza divulgativa negli anni ’60-70 dei fascicoli dei “Maestri del Colore” e di “Capolavori nei secoli”, editi dai Fratelli Fabbri, e poi dei “Classici dell’Arte” Rizzoli, della rivista prestigiosa “FMR”, punto d’incontro tra arte e alta letteratura. Nomi cari e non affatto sconosciuti ai presenti della sua generazione, ma, ahimè, ignoti a molti delle successive, catturati dal vortice mediatico di ben altre immagini…
La piazza intanto ascoltava e applaudiva, anche dalle finestre, in uno scenario inconsueto ed esaltante, mentre sullo schermo scorrevano le immagini dei vari dipinti ed affreschi che venivano illustrati. “Siamo il paese più ricco del mondo e il più disgraziato perchè non ce ne rendiamo conto”, ha ribadito Sgarbi, mentre è solo la grande cultura, arte, letteratura, musica, che ha unito gli italiani in nazione ancor prima dell’800 e dobbiamo esserne orgogliosi e degni” e non invece deturpare il paesaggio urbano, abbattendo alberi secolari, come il recente caso di La Spezia, o, per restare ad Arezzo, la Scuola media “Margaritone”…
“La bellezza salverà il mondo, anzi l’ha già salvato, come a Sansepolcro: ora dobbiamo salvare la bellezza dal mondo”, ha concluso il critico. Il messaggio per il pubblico e per chi di dovere è stato chiaro e, come sempre, espresso nel suo stile oratorio a metà tra provocazione e passione, leggerezza e sdegno. Basterà Piero e i tanti altri ‘tesori’ che il mondo ci invidia a salvare anche Arezzo?