TORINO. Negli ultimi anni, la cannabis è al centro dell’attenzione come mai prima. Grazie a provvedimenti di legalizzazione di quella light, ossia caratterizzata da un basso contenuto di THC, si parla sempre di più dei prodotti che la vedono protagonista, ma anche dell’acquisto dei semi di cannabis.
Quando li si chiama in causa si inquadra, come sicuramente sai, un’ampia gamma di alternative. In questo novero è possibile includere anche i semi autofiorenti. Se ne hai sentito parlare, molto probabilmente sei qui per scoprire i loro pro e i principali contro. Quali sono? Scopriamoli assieme nelle prossime righe.
Cannabis autofiorente: i vantaggi
La cannabis autofiorente si contraddistingue per la possibilità di parlare di diversi vantaggi. Tra questi, spicca la rapidità di crescita. A questo aspetto può essere collegato un duplice pro. Da un lato, non c’è bisogno di spendere tanti soldi in fertilizzanti. Dall’altro, invece, si può apprezzare il raccolto in poche settimane.
Tornando un attimo all’impegno per la fertilizzazione facciamo presente che è ridotto anche dal punto di vista del tempo e della complessità strategica. Alla luce di ciò, la cannabis autofiorente è spesso raccomandata a chi è alle prime armi con la coltivazione della pianta o ha un’agenda piena di impegni e poco modo di gestire varietà più impegnative.
Proseguendo con l’elenco dei vantaggi della cannabis autofiorente, non si può non chiamare in causa la possibilità di ottenere piante di dimensioni ridotte. In alcuni casi, si parla di poco più di 60 centimetri. Questo è un aspetto indubbiamente positivo per chi vuole coltivare in ambienti outdoor con discrezione o per chi, invece, preferisce i contesti interni ma ha poco spazio a disposizione.
Non c’è che dire: i motivi per cui vale la pena iniziare a coltivare la cannabis autofiorente sono diversi. Tra questi rientra anche la possibilità di ottenere piante con un alto contenuto di CBD o cannabidiolo. Come ben sa chiunque abbia un minimo di dimestichezza con la pianta, questo fitocannabinoide presenta diversi benefici, tra i quali è possibile citare il piacevole effetto rilassante che lo rende, in molti casi, un valido rimedio naturale contro l’insonnia.
Inoltre, non essendo fotoperiodiche, le piante derivanti dai semi di cannabis autofiorenti non richiedono forti investimenti relativi all’illuminazione.
Quali sono i contro?
Non è tutto oro ciò che luccica! Questo vale anche nel campo dei (giustamente) tanto decantati semi di cannabis autofiorenti. Quando si chiamano in causa i loro contro, un doveroso cenno deve essere dedicato alla maggior sensibilità. Entrando nel vivo di questo aspetto facciamo presente che, a differenza di quanto accade con la cannabis regolare, in questo caso non si ha molto tempo per stare dietro a dettagli come la rimozione delle foglie. In virtù della forte rapidità di crescita, diversi breeder esperti consigliano a chi si approccia da zero a questa tipologia di semi di evitare l’approccio della cimatura.
Da non dimenticare è anche il nodo delle rese inferiori. Dal momento che, come già accennato, abbiamo a che fare con piante che raggiungono un’altezza non elevata, bisogna venire a patti con raccolti più poveri quantitativamente rispetto a quelli che si ottengono da altre tipologie di semi.
Giusto per dare qualche numero ricordiamo che, nei casi in cui si ha a che fare con le coltivazioni outdoor, bisogna mettersi nell’ottica di una resa compresa tra gli 80 e i 180 grammi/pianta.
Le piante disponibili sul mercato agli albori dell’era delle autofiorenti avevano rese decisamente inferiori. Oggi le cose sono migliorate ma, parliamoci chiaro, non sono assolutamente paragonabili ai numeri delle fotoperiodiche. Per fortuna è possibile aggirare in qualche modo l’ostacolo e considerare l’espediente che prevede la semina a cicli di due settimane. In questo modo, si può apprezzare una crescita continua e, entrando nel vivo del risultato, raccolti ogni due mesi.