La classe operaia può assumersi il ruolo di centro autorevole delle masse popolari, come già alcuni lavoratori stanno facendo in Toscana
SIENA. La Federazione Toscana del P.CARC si mobilita e chiama alla mobilitazione per lo sciopero sociale del 14 novembre a Firenze, Siena, Pisa e Massa ed aderisce alla manifestazione del 15 novembre a Livorno.
Si tratta di una data che intende portare in piazza i contenuti di un’ampia piattaforma di rivendicazioni che toccano la difesa dei servizi, dei posti di lavoro, dell’articolo 18; in generale contro lo smantellamento delle conquiste ottenute con le lotte delle masse popolari degli ultimi 50 anni. Si tratta di resistere ad un attacco generalizzato ma non solo; occorre, soprattutto, metterci nell’ottica di creare un’alternativa, credibile, dalle masse popolari e per le masse popolari.
Le manifestazioni di questo mese, dalla piazza di Roma del 25 ottobre, alle numerose mobilitazioni territoriali (Firenze, Pisa, Livorno), ai fatti di Terni, dimostrano la centralità del ruolo della classe operaia, centralità che deriva dal suo posto all’interno del sistema capitalista: produttrice di plusvalore ossia del profitto dei padroni.
Ma l’autorevolezza della classe operaia deriva soprattutto dal fatto che la fabbrica è anche un collettivo di lavoratori, un centro di produzione di beni e servizi, (che, abolendo il profitto del padrone possiamo convertire negli interessi delle masse popolari. Pensiamo all’Ilva di Taranto, alle acciaierie della Lucchini di Piombino) è un punto di riferimento per tutto il territorio circostante per l’attività che essa svolge, per l’indotto che questa coinvolge e comprende. La classe operaia può assumersi il ruolo di centro autorevole delle masse popolari, come già alcune aziende e lavoratori stanno facendo sul territorio toscano. Pensiamo al Coordinamento dei lavoratori livornesi che sta divenendo un punto di riferimento per tutti i lavoratori ed il resto delle masse popolari della città o, ancora, al Coordinamento della Piaggio-Continental in cui gli operai si rendono conto che occorre prevenire gli attacchi del padrone.
Stretti nella morsa della crisi terminale del capitalismo (questa non è una crisi ciclica! Riformare il capitalismo è impensabile, oggi più di ieri) gli operai sono in balia del padrone che non ha altra scelta che “pensare” alla fabbrica in termini di mantenere i propri profitti.
Le sue soluzioni non possono che essere la chiusura, la delocalizzazione, la riduzione del personale e questo non vale solo per le aziende in crisi. Infatti il padrone non ha altro scopo che valorizzare il proprio capitale e quanto più può farlo tanto più risponde ai suoi interessi. Quindi, se la delocalizzazione rende più profitti il padrone persegue questa linea, a prescindere dal fatto che l’azienda sia in crisi o meno!
E allora? Allora sono gli operai che devono iniziare ad occuparsi della propria azienda; occupare e uscire dalle fabbriche, diciamo noi! Occupare significa iniziare a pensare al futuro dell’azienda per prevenire gli attacchi del padrone, uscire per mettersi alla testa delle mobilitazioni del resto delle masse popolari, di quel movimento che già oggi esiste e che si esprime nelle piazze. E’ ormai chiaro che la lotta sindacale non basta a far fronte alla situazione, non solo perché ci sono sindacati venduti e complici dei padroni e del loro Stato, ma principalmente perché il problema che abbiamo di fronte è un problema politico: per cambiare il corso delle cose bisogna che il governo del paese sia in mano a chi ha interesse e vuole cambiarlo, bisogna che il governo del paese sia in mano ai lavoratori.
Il 15 novembre si terrà anche la manifestazione degli operai di Livorno: le due date sono legate in virtù del ruolo che esercitano le mobilitazioni degli operai, per il ruolo che essi assumono nella costruzione di una nuova governabilità. Entrambe le giornate rappresentano l’occasione per fare delle mobilitazioni rivendicative, vertenziali, passi essenziali nella costruzione di nuove autorità popolari che devono mettersi alla testa della costruzione di Amministrazioni Comunali di Emergenza, unica soluzione utile per contrastare le politiche di lacrime e sangue del governo Renzi-Berlusconi.
Gli operai della TRW, dell’ENICHEM, della Cooplat, della Lucchini, della Toscana Impianti e di tutte le altre realtà produttive di Livorno e del nostro paese non devono accontentarsi del meno peggio, ma mirare in alto, fare un salto di qualità. Anche Landini ha dovuto dire che se c’è ne sarà bisogno occuperemo le fabbriche. Ebbene, c’è n’è già bisogno! Occupare le fabbriche, uscire dalle fabbriche è la parola d’ordine che ci può far aspirare concretamente ad una società senza ricatto del posto di lavoro, dove i nostri figli non siano carne da cannone per difendere interessi che non sono i nostri. Il P. CARC esprime la sua solidarietà e la sua presenza alla grande mobilitazione che il Coordinamento Lavoratori Livornesi sta promuovendo a Livorno.
Questa esperienza è un esempio positivo da seguire, da diffondere, da imitare.
Valorizziamo le date del 14 e del 15 per allargare la rete di organismi che si stanno mobilitando su tutto il territorio, creiamo nuove Autorità Popolari che prendano in mano le fabbriche, le scuole, i Comuni, creiamo Amministrazioni Comunali e Locali di Emergenza che rispondano alla parola d’ordine: un lavoro utile e dignitoso per tutti!
Federazione Toscana del Partito dei CARC
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