Nasce la coop Insieme, un esempio concreto antiviolenza
La cooperativa si chiama Genova Insieme ed è nata nel 1992 da una stagione di scontri feroci tra gli ultras genoani e sampdoriani, avviati nella primavera del 1989 e culminati con 19 arresti, 7 feriti e molti danni. Nei giorni seguenti la Questura di Genova convocò i capi ultrà delle due squadre per ristabilire un dialogo tra le tifoserie rivali. Il mondo istituzionale condannò duramente gli incidenti ed avviò una programma di educazione alla non violenza. Dallo sforzo comune delle tifoserie di Genoa e Sampdoria e della Commissione Consiliare per la prevenzione della violenza negli stadi, è nata la cooperativa sociale Genova Insieme, per svolgere manutenzione e pulizia dello stadio Luigi Ferraris prima e dopo le partite.Attualmente la cooperativa – diventata nel frattempo di tipo B – dà occupazione a 80 persone tra soci e dipendenti, il 50% sono persone svantaggiate impegnate per offrire servizi di pulizia civile ed industriale, raccolta differenziata dei rifiuti, giardinaggio, gestione e custodia aree parcheggio, facchinaggio.
“Lo scopo statutario è l’inserimento nel mondo del lavoro di ragazzi particolarmente difficili – spiega Luigi Scotto, presidente di Genova Insieme, tra i soci fondatori della cooperativa – che in questo modo trovano nella cooperativa motivo di riscatto sociale. Il progetto viene considerato a bassa soglia, perché i ragazzi sono coinvolti nella gestione della cooperativa. Sono previsti, annualmente, corsi di riqualificazione professionale, di informatica, idraulica, elettricista, carpenteria in ferro, in collaborazione con Regione, Provincia, il Consorzio Omnia, Isforcoop, Ucil, il Centro Italiano Femminile, Associazione San Marcellino”.
La cooperativa Genova Insieme collabora con AVIS, Music For Pace, Emergency, Mani Tese e da quindici anni opera anche presso Ikea Italia, la multinazionale svedese produttrice di mobili, attraverso la gestione del parcheggio macchine, supporto alla logistica, supporto alle vendite e al montaggio ed allo smontaggio dei mobili. “Il rapporto tra le due tifoserie è cambiato attraverso il lavoro quotidiano – racconta Scotto – siamo cresciuti sul piano professionale e maturati sul piano personale. La nostra fede calcistica per la squadra è rimasta invariata. Quando c’è il derby ognuno per conto suo. Sugli spalti siamo separati”.