La Digos sequestra il materiale dei giornalisti che stanno facendo inchieste
ROMA. Prima Ballarò e poi Piazzapulita. La Digos, inviata dalla Procura di Roma, sequestra tutto il materiale grezzo relativo ai servizi dei giornalisti Alessio Lasta e Antonino Monteleone sullo stato scadente degli equipaggiamenti della Polizia. Un atto intimidatorio e gravissimo. Questa la denuncia di Federcontribuenti, che sottolinea come la procura ha aggirato di fatto il diritto al mantenimento del segreto professionale dei giornalisti.
“Un atto gravissimo – tuona il presidente, Marco Paccagnella – i magistrati hanno violato le norme stabilite dalla Cassazione e dalla Corte di Strasburgo andando direttamente all’interno delle redazioni di emittenti nazionali, i cui manager non possono opporre nessun segreto professionale. Questo metodo mette a rischio l’essenza stessa dell’informazione: la sua libertà e la sua qualità”.
Il caso a non è isolato, è solo l’ultimo atto di una serie di episodi con analoghe modalità di intervento. Comportamenti intimidatori si sono ripetuti infatti con l’inchiesta “Breakfast” della procura di Reggio Calabria, o con la pubblicazione da parte dei quotidiani nazionali delle intercettazioni del premier Matteo Renzi, al telefono con il generale della Finanza Michele Adinolfi. I giornalisti che le hanno diffuse si sono trovati di fronte agli uomini della Direzione Investigativa Antimafia, che hanno preteso la consegna di computer, hard disk, pen drive e qualsiasi altro supporto del quale i magistrati delegavano la polizia giudiziaria a fare copia integrale del contenuto. “Siamo di fronte ad un nuovo metodo di indagine adottato dai Pubblici Ministeri, un metodo che mette a rischio l’esistenza stessa della libertà di stampa in Italia – commenta ancora Paccagnella – intimidire i giornalisti, limitandone l’azione, facendo venire meno il rapporto fiduciario che lega un professionista dell’informazione alla sua fonte, non solo mette a rischio una professione, ma anche il diritto dei cittadini ad avere una stampa degna di un Paese civile”.
“La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”, dice l’articolo 21 della Costituzione.
Gli ultimi episodi in ordine di tempo riguardano alcuni talk show come Ballarò e Piazzapulita. La Digos, inviata dalla Procura di Roma, ha sequestrato tutto il materiale grezzo relativo ai servizi dei giornalisti Alessio Lasta e Antonino Monteleone sullo stato scadente degli equipaggiamenti della Polizia. I dischi contenevano fonti e informatori che parlavano ai cronisti a volto coperto, proprio perché i giornalisti avevano garantito loro l’anonimato, come prevede il segreto professionale. I magistrati, per identificare la fonte di quelle denunce, hanno chiesto il filmato originale.
“Senza la garanzia dell’anonimato – continua Paccagnella – molte denunce, portate avanti in questi anni anche da noi di Federcontribuenti, non sarebbero mai venute a galla, non avrebbero mai raggiunto i cittadini. Pensate ai casi che riguardano, per restare all’attualità di questi giorni, le quattro banche salvate per decreto dal Governo. Oppure le denunce che in tempi non sospetti avevamo portato avanti per quanto riguarda Banca popolare di Vicenza e Veneto Banca.
Sequestrare il materiale audio e video dell’intervista, chiedendolo direttamente alle aziende editoriali – che non si possono rifiutare di consegnarlo ai magistrati – e non al giornalista, che invece può opporre il segreto professionale, limita la nostra libertà di contribuenti, di lettori, di telespettatori”.
Federcontribuenti