Acquedotti colabrodo con perdite fino al 40% e rischio infiltrazione acqua salata nelle falde della costa. Contro la crisi idrica serve la scienza e non maghi e rabdomanti
Gestire e programmare, non proibire. Per Maria Teresa Fagioli, presidente dell’Ordine dei Geologi della Toscana, la siccità non è un problema esclusivamente meteo, ma anche di scelte politiche miopi. «In materia di gestione della risorsa idrica, la Regione dimostra di avere ancora molto da imparare da quelle Provincie cui ha prima addossato e quindi sottratto le relative competenze».
L’acqua c’è, ma è “invisibile”. Della risorsa idrica dolce, potenzialmente potabile, tolta quella accumulata come ghiaccio nelle calotte polari, il 97% sta sottoterra e quindi è invisibile. Per questo, per la presidente Fagioli, «proibire è più facile che programmare e la gestione di qualcosa che non si vede richiede, non solo, non tanto, burocrazia quanto impegno, conoscenza scientifica e professionalità».
Acquedotti colabrodo con perdite fino al 40%. Rischio infiltrazione acqua salata nelle falde della costa. Senza dimenticare il calo delle precipitazioni «le immagini dei fiumi in secca sono certo inquietanti», non tutto il problema è dovuto a cambiamenti climatici. «Dovrebbero preoccuparci maggiormente le percentuali di perdite degli acquedotti che arrivano al 40%, perdite dovute non a incompetenza o negligenza, ma al mero fatto che costa di meno aumentare i pompaggi che tappare i buchi di una rete di distribuzione colabrodo. E i pompaggi maggiori, soprattutto sulla costa, minacciata dall’ingresso dell’acqua salata, sono proprio nel periodo estivo, più critico per le falde».
Contro la crisi idrica gestione consapevole e… Per la presidente «dovrebbe ormai essere chiaro a tutti, anche ad amministratori e politici, che la crisi idrica la si previene investendo sulla gestione consapevole basata su una conoscenza dettagliata della presenza, quantità e qualità delle risorse in quella parte di mondo che sta sotto i nostri piedi: il sottosuolo».
…meglio la scienza dei Geologi all’esoterismo di maghi e rabdomanti. I geologi, che il sottosuolo lo studiano professionalmente e scientificamente, questo lo dicono da tempo. «Ma ciò non fa notizia. Fa invece notizia quando un rabdomante, insigne paragnosta, (nonché titolare di una impresetta di perforazione) con tanto di incarico di docenza presso una Università Esoterica suggerisce di andare a cercare acqua sottoterra dove i suoi poteri paranormali gli indicano. Sembra quasi che il senso mediatico dell’intera questione sia quello di favorire i poteri medianici rispetto alla scienza».
Anni Duemila epoca di un nuovo Medioevo, stregoni invece di scienziati. Ecco perché, conclude ironicamente la presidente Fagioli, «mi piacerebbe capire se chi propone una confronto con pari dignità tra l’Autorità idrica Toscana e una autorità… esoterica, quando ha mal di denti vada dal dentista o dallo stregone. Non sarà forse che col vento di crociata che tira tra Occidente “civile” e pronipoti del Feroce Saladino (che non fosse altro in materia di acqua civile lo era davvero) stiamo avviandoci tutti insieme verso un novello medioevo»?