Al via sabato 25 la mobilitazione dei professionisti
Ma cosa si dovrebbe fare secondo i “camici bianchi” del nostro paese per tutelare il futuro della sanità italiana? A spiegarlo è innanzitutto il titolo dell’iniziativa, ovvero “Investire sui medici per salvare il Servizio sanitario nazionale”: senza un investimento serio nelle professionalità che fanno funzionare ogni giorno il sistema sanitario, infatti, il futuro sarà pessimo.
L’Italia è un paese dove la demografia sta facendo diminuire i giovani e crescere gli anziani, quindi meno potenziali medici futuri e più potenziali pazienti cronici, e dove le basse retribuzioni dei medici portano ogni anno molti di loro ad espatriare. L’Italia continua inoltre a spendere meno della media europea in sanità in termini di punti di Pil, rendendo il nostro paese molto poco appetibile per i professionisti degli altri paesi, e questo è un problema che ormai si vede in tutti i comparti della sanità italiana. Ce n’è però uno in particolare dove i medici sono stati letteralmente dimenticati dalla politica e dalla società, ovvero la medicina di famiglia. I numeri dipingono un quadro catastrofico: tra il 2002 e il 2022 si sono persi oltre 7mila medici di famiglia (-16%), e se nel 2002 appena il 12,5% di loro aveva più di 27 anni di anzianità oggi la percentuale è del 72%. Negli ultimi due decenni, insomma, non c’è stato ricambio generazionale, e avere meno medici ha comportato l’aumento dei pazienti per ciascuno di loro, perché dai 1.100 del 2002 siamo passati a oltre 1.300. Inoltre oggi quasi il 50% dei medici di famiglia ha più di 1.500 pazienti, con punte in alcune regioni del 70%, e questo spesso impedisce di rispondere al meglio alla domanda di salute dei cittadini.
I motivi sono ormai ben noti, dall’aumento del carico burocratico ai nuovi mezzi di comunicazione con i pazienti, ma uno dei principali è proprio la mancanza di attrattività: i neolaureati non vogliono più fare questo mestiere perché da tempo non è più vero il luogo comune che vede il medico di famiglia come una professione con poche ore di lavoro e stipendi faraonici. E se i decisori politici e amministrativi non se ne renderanno conto non basteranno certo gli investimenti del Pnrr a invertire il corso delle cose, perché non si possono finanziare spese strutturali (e quindi annuali) con finanziamenti straordinari.
Negli ultimi vent’anni, insomma, la medicina di famiglia ha avuto il ruolo di “canarino nella miniera” per il sistema sanitario nazionale, e la sua crisi ha in larga parte scatenato quella degli altri settori. La sanità pubblica, però, non è fatta di compartimenti stagni, ed è per questo che i medici italiani avvieranno dal 25 gennaio un pacchetto di iniziative per una mobilitazione congiunta: se non cambieranno le cose a tutti i livelli, infatti, la sanità pubblica italiana potrebbe presto rimanere viva solo sulla carta.
(Dal sito di Medici 2000)