Torna a polemica sui metodi di assegnazione degli appalti pubblici in Toscana
Le organizzazioni mafiose hanno da molti anni deciso di puntare su attività legali per riciclare gli enormi capitali guadagnati illecitamente. Oltretutto, utilizzando materiali scadenti o depotenziati, la “mafia s.p.a.” continua a mantenere assicurato il lavoro di manutenzione delle opere costruite. Alla luce di questi fatti si può ben comprendere perché l’Italia è un Paese a rischio disastri. Molti ancora non comprendono che le mafie diventano anche un’insidia per la libera economia quando riescono a convertire i loro guadagni criminali in soldi puliti. Un’altra anomalia tutta italiana è il numero di società iscritte nel registro imprese, 6 milioni, una ogni 10 abitanti. E’ poi noto a tutti il problema del “massimo ribasso”.
Da anni si parla dei danni che produce questo sistema, ma nessuno fa nulla per cambiare. E’ necessario un immediato cambio di rotta. Per questo motivo, poiché la richiesta dell’applicazione del protocollo di legalità per la prevenzione dei tentativi d’infiltrazione della criminalità organizzata e per una maggiore legalità nel settore degli appalti e concessioni di lavori pubblici, che era stata approvata da molti comuni della provincia di Firenze, è svanita nel nulla, la Fondazione Antonino Caponnetto chiede ufficialmente al Ministro Dell’Interno Prefetto di Firenze, al Presidente della Regione Toscana ed al Sindaco di Firenze di attivarsi in questo senso.
Salvatore Calleri, presidente Fondazione Caponnetto
Renato Scalia, consigliere Fondazione Caponnetto