Le Vittime del Salvabanchesarà a Civitavecchia
CIVITAVECCHIA. Dalle Vittime del Salvabanche riceviamo e pubblichiamo.
“Nella notte anche l’insegna della filiale di Banca Etruria, Corso Centocelle n. 5 a Civitavecchia è stata rimossa. Adesso anche qui appare il nome di Ubi, nella speranza di lavare via quel marchio di infamia che ha azzerato i risparmi di Luigino. Ma per dimenticare non basta sostituire un’ insegna. Non quando all’interno di quella filiale un uomo ha preso la decisione di morire. Luigino d’Angelo, 68 anni, ex dipendente dell’Enel, una vita intera di lavoro, da poco in pensione. Dopo il suo azzeramento, per una settimana intera, si presenta ogni mattina in quella banca dove aveva riposto tutto quello che aveva. In piedi, aspettando invano di parlare con qualcuno, e da lì non si muoveva.
“Non possiamo riceverla, torni domani, ma è inutile parlare con noi, tanto purtroppo non c’è niente da fare: i suoi centodiecimila euro non li rivedrà”. 110 mila euro, risparmi di una vita di lavoratore e parte della liquidazione che Luigino aveva affidato alla sua banca di fiducia firmando un carteggio di 60 fogli. Luigino era stato consigliato da un impiegato, l’ultimo della catena truffaldina, che aveva ricevuto l’ordine di convincere più clienti possibili ad acquistare i prodotti della banca, tutto questo per dare ancora al cda di Arezzo la possibilità di continuare ad amministrare quei soldi come se fossero i propri, allontanando in questo modo i commissari.
Luigino era uno che sapeva i sacrifici necessari per mettere da parte qualcosa, per questo era tra i clienti più diffidenti, su dichiarazione stessa dell’impiegato che gli rifilò quelle obbligazioni sappiamo che fu molto difficile convincerlo. Oggi sono due anni dalla sua morte.
Quel giorno di due anni fa, di ritorno dalla Banca, Luigino aveva già pronto tutto, aveva scelto la corda e la balaustra dalla quale impiccarsi. E scelse un sabato, il 28 novembre di due anni fa. Non prima di aver lasciato una lettera di congedo dalla moglie e di accuse durissime contro la Banca, che adesso si chiama Ubi, ma dove molto probabilmente operano ancora la maggior parte dei manager di Banca Etruria non direttamente coinvolti dall’inchiesta.
Sabato prossimo alcuni amici di Lidia, la donna esile e dallo sguardo triste che ha condiviso con lui tutta la vita, hanno deciso di commemorarlo. Quando ho sentito la voce di Lidia ammetto di essermi emozionata e commossa al tempo stesso. Mi ha invitata alla commemorazione e potrò conoscere una donna piena di dignità, esile e dallo sguardo triste, che ha sempre glissato interviste e dichiarazioni, a parte lo stretto necessario.
Sabato però ha deciso di ricordare a tutti, anche ai giornalisti che interverranno, la figura di Luigino, con cui ha condiviso una vita intera; un uomo mite e buono la cui morte grida ancora vendetta”.