I reati riguardano bancarotta e truffa, Ma per Verdini e altri sono di più
FIRENZE. Ammonta a 100 milioni di euro il totale delle distrazioni – fatte verso società e persone fisiche senza le necessarie garanzie e già esposte o indebitate verso lebanche – accertate dai pm fiorentini nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione del Credito Cooperativo Fiorentino. Per questo i magistrati hanno chiesto il rinvio a giudizio per il coordinatore del Pdl Denis Verdini e per Marcello dell’Utri. Le richieste di rinvio a giudizio riguardano 67 persone e due società. Fra i reati ipotizzati nell’inchiesta, la bancarotta e la truffa.
A 17 dei 75 indagati viene è contestata anche l’associazione a delinquere. A Verdini, al cda, ai revisori dei conti e al direttore generale della banca è contestato il reato di false comunicazioni sociali: l’accusa ritiene che abbiano dato informazioni sbagliate indicando ai soci l’esistenza di 74,5 milioni di crediti alla clientela “deteriorati” (l’importo reale sarebbe stato tra 125,8 e 175,5 milioni), secondo quanto inserito nel bilancio al 31 dicembre 2009, prima cioè che Bankitalia decretasse il commissariamento che ha portato alla liquidazione coatta.
I fatti contestati sono compresi nel periodo che va dal 2008 al 2012 e comprendono l’ipotesi di reato di ostacolo alle attività di vigilanza di Bankitalia, l’emissione di fatture false, la truffa aggravata allo Stato per ottenere i fondi per l’editoria, il mendacio bancario e reati tributari. A Verdini e quattro imprenditori è contestata anche la violazione alla legge sul finanziamento ai partiti. La procura ha individuato come persone offese l’ex-Credito Cooperativo Fiorentino (inglobato in ChiantiBanca), con il commissario liquidatore Alessandro Lepreux, e la Presidenza del Consiglio dei Ministri.