Il garante dei diritti dei detenuti inizia un nuovo sciopero della fame
FIRENZE. Uno sciopero della fame per accendere i riflettori sulla situazione delle carceri toscane e una proposta di legge che il Consiglio regionale dovrà inviare al Parlamento per affermare, a 19 anni dalla prima richiesta, il diritto all’affettività e alla sessualità dei detenuti. Sono le due iniziative con le quali Franco Corleone, Garante dei diritti dei detenuti della Toscana, intende richiamare l’attenzione di tutte le istituzioni coinvolte sulla difficile situazione in cui versano le carceri e sulle possibili riforme che potrebbero contribuire a migliorare le condizioni di vita di chi vi è detenuto.
“Sono stufo di ripetere sempre le stesse cose a proposito delle carceri toscane, – ha spiegato Corleone, -perciò, per sollecitare un’assunzione di responsabilità delle istituzioni che devono portare a soluzione progetti già avviati ma fermi o che devono promuovere interventi di riforma, da domani sarò in sciopero della fame”. “Il 26 ottobre prossimo – ha aggiunto – scadrà il mio mandato e intendo sollecitare la soluzione di problemi che dovevano già essere risolti, in modo da lasciare in eredità al mio successore un terreno di lavoro fertile e ricco di suggestioni positive”.
Le questioni irrisolte cui fa riferimento Corleone e che avrebbero dovuto essere chiuse entro ottobre sono riassunte nella lettera inviata al Provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria, Antonio Fullone, la cui carica in proroga “ha determinato – spiega il Garante – che dal mese di luglio sono rimasto senza un interlocutore vero con cui affrontarle”. Nello specifico, i temi aperti sono i seguenti: i lavori non ancora conclusi per la sezione femminile di Pisa; la seconda cucina per la sezione penale del carcere di Sollicciano; i lavori propedeutici per il Teatro del carcere di Volterra; altri interventi vari nel penitenziario di Volterra; la cucina per la sezione di Alta sicurezza del carcere di Livorno; la definizione del ruolo del direttore a San Gimignano; le infiltrazioni di acqua nel carcere di Massa; l’approvazione di cambio di destinazione del Gozzini, che potrebbe in futuro ospitare la sezione femminile di Firenze; la sezione trattamentale a Lucca; la chiusura ancora da definire del carcere di Grosseto; l’apertura della sede per la semilibertà a Pistoia; la Casa della semilibertà a Firenze e il progetto Icam per le detenute con figli.
“È una situazione sconfortante – sottolinea Corleone – nella quale è esplosa la vicenda oscura del carcere di San Gimignano, un’istituzione nata male e cresciuta peggio, che è il simbolo di quanto sia importante e necessario intervenire per una riforma profonda dell’istituzione carceraria. Perché le carceri migliorano se si afferma completamente una cultura dei diritti e della dignità dei detenuti e non ritornando a metodi vecchi e antiquati”. E rispetto alla situazione del carcere di San Gimignano, Corleone ha ribadito quanto già affermato nei giorni scorsi: “Va rafforzato il polo universitario, serve istituire un’altra sezione di scuola media superiore, si deve risolvere in via definitiva il problema della direzione e, se si vuole trasformarlo in carcere di alta sicurezza, si deve rispettare il limite della capienza”.
Corleone ha ricordato che nella recente Conferenza dei garanti regionali dei detenuti si è concordato di sottoporre ai singoli Consigli regionali il testo stilato nel 2000 con Alessandro Margara e aggiornato all’attualità, per presentare una proposta di legge al Parlamento che introduca il diritto all’affettività e alla sessualità dei detenuti. “Sarei felice se la Toscana fosse la prima Regione a farlo – ha detto Corleone, – magari in occasione della Festa della Toscana, così da riattualizzarne i suoi contenuti ideali”. E alla Regione chiede anche un impegno più forte per affermare il diritto alla salute e alle cure odontoiatriche dei detenuti.
Secondo Corleone, “sarebbe un modo per cominciare ad affermare i contenuti di una grande riforma carceraria che, d’accordo con gli altri garanti regionali, solleciteremo con gli Stati generali che si svolgeranno nella prossima primavera. L’idea di fondo è quella già esposta: affermare una cultura dei diritti e della dignità dei detenuti con lo scopo di trasformare il periodo di pena, oggi afflittivo, in un periodo di riabilitazione delle persone e di opportunità di reinserimento nella società”.
È un percorso di riforma non impossibile, secondo il Garante regionale della Toscana, “perché se siamo riusciti a chiudere senza incidenti l’esperienza degli Opg come quello di Montelupo Fiorentino e gestire chi davvero ha bisogno di cure con i Rems, introdurre le migliorie nelle altre carceri è un percorso molto più semplice”.
Un punto ancora più approfondito sulla situazione carceraria sarà fatto il prossimo 22 ottobre, con il bilancio pubblico del mandato che Corleone ha ricoperto per sei anni. In quell’occasione sarà illustrata una ricerca curata dalla Fondazione Michelucci dal titolo “Impatto della legge sulle droghe nelle carceri della Toscana”. “I dati – spiega Corleone – dimostreranno che intervenendo su quella legge si risolverebbe il problema del sovraffollamento che, in questi ultimi due anni, è tornato a mordere. In Toscana – ha concluso – al 30 settembre nei sedici istituti di pena erano presenti 3mila 658 detenuti a fronte di una capienza totale di 3mila 200 unità”.