Anche "La bella Elvira" ci aveva pregato
di giorgio mancini
TOIANO (Pisa) – La pieve di Toiano, intitolata a S. Giovanni Battista, che fu anche la chiesa della povera parrocchiana “bella Elvira”, è stata chiusa definitivamente. Il paese è ormai quasi totalmente disabitato e viene gradualmente, ma irreversibilmente, eroso, per essere inghiottito dai calanchi. Un destino segnato. La chiesa, per sicurezza e per evitare profanazioni, come ci spiega il responsabile tecnico dell’istituto diocesano di Volterra che si occupa dell’edilizia di culto, Alberto Fiorini, ora ha la porta ben sbarrata. Una rete metallica e due lunghe aste di ferro arpionate e saldate impediscono qualsiasi accesso. Ma in questi anni, anche quella casa di Dio è stata fatta oggetto di danneggiamenti e furti sacrileghi. E’ stata letteralmente spogliata. Tutto quello che c’era da rubare e portare via non è stato risparmiato, anche i mattoni del pavimento. La chiesa era, di fatto, stata dismessa alla fine degli anni ’60 e, come parrocchia, aggregata a Montefoscoli, anch’essa della diocesi volterrana. Ma già nel 1437 la pieve di Toiano “minacciava rovina” e quando il pievano di allora, Nastagio Ciucci, pretese l’aiuto di tutte le filiali, fu la vicina parrocchia di Legoli che carpì il diritto di esenzione per intervenire sui lavori, facendo restare altre chiese vicine senza benefici. Cantava un cantastorie: “ Chi conosce Toiano desolato/ i suoi botri, boscaglie e le colline/ lo pole constatare chi c’è stato/ infatti sembra un mucchio di rovine/ e qui sta volentieri chi c’è nato/ abitandoci sin fino alla fine”.
Ora, in quel borgo “maledetto” sembra ci viva, periodicamente, un palombaro di La Spezia, mentre in un’altra casa, in fondo al paese, una ragazza da sola, e la cosa inquietante è il fatto che il poggio diventò famoso per un fatto di sangue scolpito nella memoria perché aveva avuto, anche nei tanti anni successivi, un’eco lunga, misteriosa e che incuteva paura. Una ragazza del paese, molto bella, forse troppo, di ventidue anni, che si chiamava Elvira Orlandini, fu trovata, il giorno del Corpus Domini mentre c’era la festa in quella chiesa, in un boschetto di Toiano, chiamato Botro della Lupa, con la gola tagliata, quasi decapitata da una roncola o un falcetto. Quando fu rinvenuta era in un lago di sangue, mezza svestita, e di dosso le era stato portato via un indumento intimo. La contadina era andata lì a prendere l’acqua a una fonte. Circolarono tante voci, lettere anonime, sensitivi e veggenti si scatenarono per risolvere il giallo, ma tutto portava sempre ad una precisa persona, ma, come per il nome del padre del poeta Pascoli, nessuno quel nome lo pronunciò mai. Quell’efferato crimine a sfondo sessuale fu chiamato il delitto del Corpus Domini. Ora, anche la pieve che la vide per l’ultima volta, è stata chiusa.