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Autostrada tirrenica: un completamento molto discusso

Amiata bene Comune contro gli sfregi al territorio

di Fabrizio Pinzuti
AMIATA. Completamento dell’autostrada tirrenica: un’opera per migliorare la viabilità o uno dei tanti sporchi maledetti affari? Sono più i problemi che risolve, se li risolve, o quelli che solleva? Le domande sorgono spontanee dopo la lettura di una nota trasmessa da Uno Notizie, e rilanciata dall’associazione Amiata Bene Comune, che denuncia la costruzione della mega Autostrada Tirrenica “imposta dagli uomini di D’Alema e Berlusconi nelle preziose terre alluvionali della Maremma. Le ruspe sbancano la Maremma etrusca nel comune di Tarquinia, nelle aree alluvionali del fiume Mignone. Chi controlla? Intanto i cittadini presentano una denuncia con oltre 900 firme invocando il rispetto della legge. Ma non era istituito il tavolo della legalità, inaugurato lo scorso anno a Viterbo dalla integerrima ministra Cancellieri? L’Autostrada Tirrenica è diventata un caso esemplare di mala politica, almeno per i cittadini onesti. Ci sarebbe da chiedersi infatti in quale altra nazione sia possibile che una strada statale, la via Aurelia, partita da Roma nel III secolo A.C., venga inghiottita da un’operazione politico-finanziaria il cui risultato finale sarà quello di regalare ai privati un bene pubblico, facendo pagare ai soliti cittadini ciò che è sempre stato gratuito. Sembra un ritorno al passato quando la rendita fondiaria o immobiliare era la regola aurea che arricchiva i vari nobili o signori e impoveriva le popolazioni. Non ci sono altre nazioni, si chiede Nicola Caracciolo, che senza reagire permettano a Antonio Bargone (uomo di Massimo D’Alema sostenuto da Berlusconi) di rivestire contemporaneamente il ruolo di presidente della SAT, la Società Autostrada Tirrenica, e di Commissario che dovrebbe vigilare sulla costruzione dell’opera. Non esiste il conflitto di interessi? Evidentemente no. Ma questo, si sa, non è una novità. Altre considerazioni basterebbero a liquidare l’affaire SAT come un caso di arroganza politico-finanziaria. Gianni Mattioli, ad esempio, sostiene che con la metà dei miliardari investimenti previsti per l’autostrada si sarebbe potuto mettere in sicurezza il tratto Grosseto Sud-Civitavecchia Nord, garantendo una velocità di 110 km/h, contenendo le emissioni, limitando l’impatto ambientale ed evitando non pochi problemi alla mobilità degli abitanti. L’Europa non ha chiesto l’Autostrada, all’Europa andava bene proseguire sull’esempio della variante Aurelia come già realizzata tra Cecina e Grosseto. All’orizzonte non si prevedono incrementi del numero di veicoli circolanti tali da giustificare un’autostrada. Per Marzia Marzoli, è forte la preoccupazione per l’area naturale della Farnesiana, a Tarquinia, che insieme a quella agricola di Pantano sarà penalizzata e marginalizzata per l’insensata scelta della SAT di non creare strade complanari adeguate per il traffico locale. Strade che avrebbero dovuto precedere i cantieri dell’autostrada. Sull’Aurelia intanto i lavori avanzano a ritmo serrato e ci sono i primi danni per gli abitanti delle aree non più servite da svincoli. Ci sono anche agricoltori, allevatori e aziende agrituristiche. Queste ultime non saranno più facilmente raggiungibili dai turisti. Diverse centinaia di posti di lavoro, stabili e duraturi, si vanno perdendo per colpa di politicanti e funzionari asserviti. Ma servirsi della futura autostrada non sarà facoltativo. Sarà obbligatorio infatti per quanti provengono da Roma e che proseguono verso Montalto di Castro e quindi verso Capalbio. Non ci saranno alternative perché una stretta e già pericolosa strada litoranea che corre a valle del tracciato si ferma a Riva dei Tarquini, qualche chilometro dal campo da golf di Marina Velka. Non si salverà dal balzello neanche il traffico del porto di Civitavecchia diretto o proveniente da Toscana o Umbria. È in arrivo il “bancomat” della SAT: sono pronti infatti i “free flow”, i “nuovi sistemi di riscossione dei pedaggi, senza caselli, che prevedono l’installazione di telecamere all’entrata e all’uscita dei varchi in grado di leggere le targhe”. Va detto che già ora, per fare quattro chilometri da Rosignano a San Pietro in Palazzi, si esige un pedaggio di 60 centesimi. E così se facciamo da soli due conti, calcolando 14 centesimi a chilometro, possiamo facilmente capire la batosta che si abbatterà su tutti gli automobilisti e trasportatori. Ecco così l’epilogo per una strada trasformata in autostrada, per una variante libera che con il cambio del colore dei cartelli da blu a verde, diventerà a pagamento. Ma la SAT pensa a tutto e promette ai residenti esenzioni per piccoli tratti, un’arma tutta italiana per abbindolare i cittadini dei paesi salvo poi, con il tempo, revocare o limitare “i privilegi”. Tanto la differenza la pagheranno altri. Se questo non bastasse, c’è un aspetto che pochi hanno preso in considerazione. È prevedibile, fanno presente gli esponenti No SAT, che il pedaggio applicato sull’attuale variante Aurelia riverserà sulla vecchia Aurelia un esercito di automobilisti, mezzi pesanti con forti rischi per l’incolumità di pedoni, ciclisti e motociclisti. In parecchie località aumenteranno inoltre i livelli d’inquinamento per le emissioni dovute all’incremento inevitabile del traffico rispetto ad oggi. Eppure nonostante queste semplici considerazioni, nonostante la contrarietà di Italia Nostra Toscana e Lazio, del Coordinamento NO SAT, del Coordinamento ambientalista di Grosseto, di Colli e Laguna di Orbetello e di tutti i Comitati e Associazioni Ambientali tosco-laziali, e oggi anche di Movimento 5 Stelle e SEL, nonostante la mobilitazione di personaggi noti come Nicola Caracciolo o Furio Colombo e tanti altri, nonostante tutto, tutto è andato avanti. E il merito è ascrivibile a quello strano intreccio politica-finanza più o meno sporca dove sono entrati da protagonisti oltre il Monte dei Paschi, l’ex ministro Lunardi del governo Berlusconi, il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi (PD), Altero Matteoli, ex ministro dei Trasporti (PDL) e oggi presidente della Commissione Lavori pubblici in Senato, poi i soliti costruttori nazionali. Per chi ne volesse saperne di più, Ferruccio Sansa del Fatto Quotidiano chiarisce in questo intervento alcuni aspetti di questo gioco autostradale dove i partiti sono solo apparentemente avversari e traccia un profilo di Antonio Bargone, il potente presidente della SAT. Recentemente in Maremma, durante il No SAT Day, solo un politico locale ha avuto il coraggio di parlare, incassando gli applausi dei partecipanti riuniti nell’Auditorium della cittadina dell’Argentario, il sindaco di Orbetello, Monica Paffetti. Pur appartenente al PD, un partito in maggioranza pro SAT, il sindaco ha da tempo manifestato la propria contrarietà alla sovrapposizione dell’autostrada alla statale Aurelia nella zona di Orbetello. Molto più importante a parere di Monica Paffetti investire in sicurezza sul territorio, evitando il ripetersi di tragedie come quella recente provocata dall’Albegna. Per tutte le associazioni l’obiettivo è uno: ritiro del progetto autostradale della SAT, ammodernamento dell’Aurelia e investimenti nel trasporto pubblico in particolare ferroviario, oggi considerato insufficiente. Intanto sul fronte del lotto in costruzione tra Tarquinia e Civitavecchia, è stato costituito il Comitato di Tarquinia per il diritto alla mobilità tra imprenditori agricoli e turistici oltre che abitanti, che ha presentato una denuncia per i forti disagi anche economici dovuti ai danni prodotti da ruspe e mezzi, assenza di una viabilità alternativa, aumento del numero di chilometri da percorrere abitualmente. “E’ un’opera – sostengono i comitati – di cui anche a
Civitavecchia e nei comuni del comprensorio, si ignorano gli effetti a lungo termine, ma che presenterà, purtroppo, un conto salato, fatto di pedaggi che oscillano tra i 15 e i 18 centesimi a chilometro e sarà di fatto obbligatoria per raggiungere, ad esempio, Montalto di Castro o Monteromano. La Litoranea per Tarquinia sarà di conseguenza interessata da un pericoloso incremento di autoveicoli e mezzi agricoli. Tutto avviene nel silenzio generale. La SAT, la società frutto di un noto intreccio partitico-finanziario-istituzionale, sta realizzando un’autostrada che di fatto costa il doppio di una superstrada. Se si pensa che la variante Aurelia Cecina-Grosseto ha risolto i problemi della sicurezza stradale eliminando le intersezioni a raso, appare evidente come quest’operazione non abbia alcuna logica se non quella di assicurare una rendita a chi partecipa al capitale SAT, ovvero Caltagirone, Gavio, il Monte dei Paschi (indebitato ma pronto a sfruttare l’occasione) e un gruppo di grandi imprese cooperative attive nelle costruzioni. Peraltro l’avanzamento dei lavori, oltre i danni futuri, sta già producendo (oltre al caso dei fratelli Podda) i suoi nefandi effetti su numerose famiglie e piccole imprese agrituristiche e agricole della Farnesiana, di Pantano, Montericcio, Pian degli Organi a cui, non essendo state previste strade complanari vere come previsto anche dal Codice della Strada, verranno chiusi tutti gli accessi sull’Aurelia “rubata” con conseguente grave penalizzazione economica e perdite per centinaia di posti di lavoro. I cittadini sono allarmati, dalla cappa di silenzio sul crono programma dei lavori, in avanzamento, riscontrando che nessuno si preoccupa di evitare pericoli, e sacrifici dei residenti, delle aziende agricole, turistiche ed agrituristiche di molte zone interessate dal Lotto 6A. ” Il 25 Novembre scorso, è stato depositato un esposto alla Procura della Repubblica di Civitavecchia con oltre 900 firme a sostegno, raccolte in poche ore nei comuni di Tarquinia e Civitavecchia, visto che la popolazione è ormai stanca di essere presa in giro dai politicanti e dai funzionari di turno. Intanto si muove qualcosa anche sul versante del Tar Lazio, che ha dato, finalmente, una data per la discussione del ricorso presentato oltre 2 anni fa, a firma di Italia Nostra Onlus, e da alcuni cittadini di Tarquinia sull’annullamento della delibera n.7 del 5 /11/ 2011 della Delibera CIPE del 2011, riguardante il lotto 6A, unitamente a quello dei lotti Toscani impugnati contro la delibera CIPE del 27 Dicembre del 2012. La discussione nel merito di entrambi i ricorsi è stata fissata al 9 Luglio 2014, data entro la quale i comitati cittadini cercheranno di tenere nella massima attenzione di tutti, i motivi del ricorso, compreso quello riguardante, la viabilità alternativa insistente, disattendendo l’art. 16 della Carta Costituzionale che riconosce al cittadino il diritto a circolare liberamente su tutto il territorio nazionale, oltre che all’art. II-105 della Carta dei diritti dell’Unione europea. E altri guai per la SAT arrivano dal fronte romano. L’A12 proseguirà infatti la sua corsa verso sud contro la bretella A12 Roma Civitavecchia/Tor de’ Cenci-Latina, un progetto, finalizzato a realizzare un’autostrada a pedaggio che prevede demolizioni, espropri e la distruzione “di due Siti di Importanza Comunitaria, tre aree archeologiche e due Riserve Naturali”.
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