
di Patrizia Fazzi
AREZZO. Il 20 luglio 1304 nasceva ad Arezzo, in Via dell’Orto, Francesco Petrarca, il poeta che, insieme a Dante Alighieri, ha lasciato un segno indelebile nella nascente poesia italiana. In ricordo di questo evento si sono svolte oggi e nel passato varie iniziative tese a sottolineare la figura del poeta anche come punto di riferimento per i momenti salienti nella storia culturale e sociale aretina. Due secoli fa, nel 1810, una lapide venne posta nella facciata del fabbricato ritenuto casa natale del poeta, lapide oggi visibile nel cortile interno della “Accademia Petrarca di Lettere, Arti e Scienze” che in quella stessa antica dimora ha tutt’oggi la sua sede.
Fondata nello stesso anno 1810, come segno tangibile del rinnovamento culturale in atto ad Arezzo, inglobata da Napoleone e in pieno fervore illuministico, la allora “Regia” Accademia Petrarca ha celebrato quindi quest’anno il suo bicentenario e ad essa è stata dedicata la lancia d’oro della Giostra del Saracino del 19 giugno, vinta dal quartiere di Sant’Andrea. Il 10 luglio scorso i rappresentanti del quartiere biancoverde sono stati accolti nella sede dell’Accademia dal Presidente Prof. Giulio Firpo e hanno portato fieri la lancia conquistata, che reca, finemente scolpita dal maestro Conti, la penna simbolo di alta scrittura. E già dal 28 maggio era stata inaugurata nei locali del pianterreno una splendida mostra, curata da Giuseppe Martini e Susanna Verdelli, per mostrare alcuni dei preziosi manoscritti e testi conservati nell’archivio accademico. L’apertura della mostra, affiancata ora anche da un funzionale bookshop e visitabile tutti i giorni, è stata prorogata, visto il grande interesse, fino al mese di luglio e quindi tutti i cittadini e turisti che si spingeranno fino a Via dell’Orto potranno non solo visitare la Casa del Petrarca, ma vedere l’Atto Costitutivo dell’Accademia e una carrellata dei testi di pregio di cui l’Accademia si è nel tempo arricchita, grazie a lasciti eccellenti come la Biblioteca Dantesca del Conte Passerini o quella Petrarchesca Lorenzo Lapini o ancora la Libreria Redi e il ritratto di Dante autografato da D’Annunzio…Tanti i personaggi illustri passati per queste mura e tutt’oggi l’Accademia intitolata al poeta è un’istituzione attiva nel promuovere conferenze, eventi e pubblicazioni di rilevanza nazionale e oltre (www.accademiapetrarca.it).
Legati alla neonata Accademia, al Caffè dei Costanti e alle Regie Stanze Civiche, ovvero a quella borghesia illuminata che preferiva sorseggiare caffè e cultura invece che cioccolata e snobismo, erano anche i promotori del Teatro – guarda caso intitolato anch’esso a Petrarca – inaugurato il 21 aprile 1833 con l’’Anna Bolena’ di Doninzetti : un teatro antico e finemente decorato sul cui palcoscenico sono passati grandi nomi dello spettacolo e della musica, ma oggi purtroppo chiuso e in attesa di una ‘rinascita’, fortemente auspicata e auspicabile come sede propulsiva di eventi teatrali aperti come un tempo ad un vasto pubblico di appassionati utenti. Nella sede del teatro si trova il sipario monumentale realizzato da Angelo Sarri che ricorda la solenne accoglienza che Arezzo riservò a Petrarca al suo ritorno da Roma nel 1350, ancora fresco dell’incoronazione come sommo poeta in Campidoglio: chissà cosa penserà dall’alto lui che restò sempre legato alla città dove vide la luce, anche se gli impegni di studio lo portarono a continui spostamenti in Italia e oltre? Non a caso nel 1343 egli si rallegrava in una lettera a Giovanni di Matteo Fei per la riacquistata indipendenza di Arezzo da Firenze…
A Petrarca tuttavia gli aretini hanno eretto, anche qui dopo lunga gestazione, un monumento marmoreo, situato nei giardini del Prato e inaugurato solennemente nel 1928 : proprio davanti ad esso (ahimè, necessitante di una ripulitura, promessa fortunatamente con il sostegno di Confartigianato) si è svolto il 20 luglio alle 21 un interessante evento a ricordo della nascita dell’autore del “Canzoniere”, con la partecipazione del gruppo musicale “Carmina laetitiae”, che ha eseguito brani medievali con strumenti antichi, e della “Filarmonica Guido Monaco”, che si è cimentata in un repertorio classico e moderno. Intitolata ad un altro ‘grande’ di Arezzo, la Filarmonica Guido Monaco fu fondata anch’essa durante la ‘dominazione’ francese, nel 1809, e da allora ha portato avanti con grandissima perizia le sue esecuzioni musicali ( tanto che le è stata dedicata una pubblicazione per i suoi duecento anni). La manifestazione davanti al monumento a Petrarca, organizzata con grande impegno dall’Associazione “Terra d’Arezzo”, con interventi di Pier Luigi Rossi, Giuseppe Martini, Luigi Armandi, ha voluto sottolineare il profondo legame tra la città di Arezzo e Francesco Petrarca, evidente non solo per la presenza della casa natale, ma anche per il forte senso di identità cittadina che esso comporta e ha comportato nel corso dei secoli fino ad oggi. Un senso di appartenenza che lo stesso poeta fece suo, in contrapposizione a Firenze, città d’origine della sua famiglia, che però ne fu scacciata esule e che con Arezzo aveva invece forti legami di lavoro ed amicizia. “Più onore tributa Arezzo ad un forestiero che Firenze al proprio cittadino” scriverà il poeta nel 1370, quasi alla fine della vita, e qui gli avrebbe dato ragione anche il suo più maturo ‘collega’ Dante, che dalla città natale non ebbe che condanne ( ricambiate con strali ben più pungenti e duraturi…).
Tempi duri, oggi come allora, per gli intellettuali e letterati nei loro rapporti con i vari poteri, che spesso tendono ad utilizzare, o peggio ad ostacolare, più che a promuovere chi usa la penna con intelligenza, coraggio e spirito libero. Anche Petrarca, seppur più considerato e agevolato dell’esule fiorentino, dovette girovagare non poco per trovare giusti sostegni alla sua passione per le lettere e non tacque le “piaghe” del suo “dilecto almo paese” (“Italia mia, benchè ‘l parlar sia indarno/ a le piaghe mortali/ che nel bel corpo tuo sì spesse veggio…). Ben vengano dunque tutte le iniziative tese a ribadire e rafforzare ulteriormente il legame tra lui e Arezzo, che giustamente può vantarsi di averlo tra i suoi tanti ‘Grandi’.
AREZZO. Il 20 luglio 1304 nasceva ad Arezzo, in Via dell’Orto, Francesco Petrarca, il poeta che, insieme a Dante Alighieri, ha lasciato un segno indelebile nella nascente poesia italiana. In ricordo di questo evento si sono svolte oggi e nel passato varie iniziative tese a sottolineare la figura del poeta anche come punto di riferimento per i momenti salienti nella storia culturale e sociale aretina. Due secoli fa, nel 1810, una lapide venne posta nella facciata del fabbricato ritenuto casa natale del poeta, lapide oggi visibile nel cortile interno della “Accademia Petrarca di Lettere, Arti e Scienze” che in quella stessa antica dimora ha tutt’oggi la sua sede.
Fondata nello stesso anno 1810, come segno tangibile del rinnovamento culturale in atto ad Arezzo, inglobata da Napoleone e in pieno fervore illuministico, la allora “Regia” Accademia Petrarca ha celebrato quindi quest’anno il suo bicentenario e ad essa è stata dedicata la lancia d’oro della Giostra del Saracino del 19 giugno, vinta dal quartiere di Sant’Andrea. Il 10 luglio scorso i rappresentanti del quartiere biancoverde sono stati accolti nella sede dell’Accademia dal Presidente Prof. Giulio Firpo e hanno portato fieri la lancia conquistata, che reca, finemente scolpita dal maestro Conti, la penna simbolo di alta scrittura. E già dal 28 maggio era stata inaugurata nei locali del pianterreno una splendida mostra, curata da Giuseppe Martini e Susanna Verdelli, per mostrare alcuni dei preziosi manoscritti e testi conservati nell’archivio accademico. L’apertura della mostra, affiancata ora anche da un funzionale bookshop e visitabile tutti i giorni, è stata prorogata, visto il grande interesse, fino al mese di luglio e quindi tutti i cittadini e turisti che si spingeranno fino a Via dell’Orto potranno non solo visitare la Casa del Petrarca, ma vedere l’Atto Costitutivo dell’Accademia e una carrellata dei testi di pregio di cui l’Accademia si è nel tempo arricchita, grazie a lasciti eccellenti come la Biblioteca Dantesca del Conte Passerini o quella Petrarchesca Lorenzo Lapini o ancora la Libreria Redi e il ritratto di Dante autografato da D’Annunzio…Tanti i personaggi illustri passati per queste mura e tutt’oggi l’Accademia intitolata al poeta è un’istituzione attiva nel promuovere conferenze, eventi e pubblicazioni di rilevanza nazionale e oltre (www.accademiapetrarca.it).
Legati alla neonata Accademia, al Caffè dei Costanti e alle Regie Stanze Civiche, ovvero a quella borghesia illuminata che preferiva sorseggiare caffè e cultura invece che cioccolata e snobismo, erano anche i promotori del Teatro – guarda caso intitolato anch’esso a Petrarca – inaugurato il 21 aprile 1833 con l’’Anna Bolena’ di Doninzetti : un teatro antico e finemente decorato sul cui palcoscenico sono passati grandi nomi dello spettacolo e della musica, ma oggi purtroppo chiuso e in attesa di una ‘rinascita’, fortemente auspicata e auspicabile come sede propulsiva di eventi teatrali aperti come un tempo ad un vasto pubblico di appassionati utenti. Nella sede del teatro si trova il sipario monumentale realizzato da Angelo Sarri che ricorda la solenne accoglienza che Arezzo riservò a Petrarca al suo ritorno da Roma nel 1350, ancora fresco dell’incoronazione come sommo poeta in Campidoglio: chissà cosa penserà dall’alto lui che restò sempre legato alla città dove vide la luce, anche se gli impegni di studio lo portarono a continui spostamenti in Italia e oltre? Non a caso nel 1343 egli si rallegrava in una lettera a Giovanni di Matteo Fei per la riacquistata indipendenza di Arezzo da Firenze…
A Petrarca tuttavia gli aretini hanno eretto, anche qui dopo lunga gestazione, un monumento marmoreo, situato nei giardini del Prato e inaugurato solennemente nel 1928 : proprio davanti ad esso (ahimè, necessitante di una ripulitura, promessa fortunatamente con il sostegno di Confartigianato) si è svolto il 20 luglio alle 21 un interessante evento a ricordo della nascita dell’autore del “Canzoniere”, con la partecipazione del gruppo musicale “Carmina laetitiae”, che ha eseguito brani medievali con strumenti antichi, e della “Filarmonica Guido Monaco”, che si è cimentata in un repertorio classico e moderno. Intitolata ad un altro ‘grande’ di Arezzo, la Filarmonica Guido Monaco fu fondata anch’essa durante la ‘dominazione’ francese, nel 1809, e da allora ha portato avanti con grandissima perizia le sue esecuzioni musicali ( tanto che le è stata dedicata una pubblicazione per i suoi duecento anni). La manifestazione davanti al monumento a Petrarca, organizzata con grande impegno dall’Associazione “Terra d’Arezzo”, con interventi di Pier Luigi Rossi, Giuseppe Martini, Luigi Armandi, ha voluto sottolineare il profondo legame tra la città di Arezzo e Francesco Petrarca, evidente non solo per la presenza della casa natale, ma anche per il forte senso di identità cittadina che esso comporta e ha comportato nel corso dei secoli fino ad oggi. Un senso di appartenenza che lo stesso poeta fece suo, in contrapposizione a Firenze, città d’origine della sua famiglia, che però ne fu scacciata esule e che con Arezzo aveva invece forti legami di lavoro ed amicizia. “Più onore tributa Arezzo ad un forestiero che Firenze al proprio cittadino” scriverà il poeta nel 1370, quasi alla fine della vita, e qui gli avrebbe dato ragione anche il suo più maturo ‘collega’ Dante, che dalla città natale non ebbe che condanne ( ricambiate con strali ben più pungenti e duraturi…).
Tempi duri, oggi come allora, per gli intellettuali e letterati nei loro rapporti con i vari poteri, che spesso tendono ad utilizzare, o peggio ad ostacolare, più che a promuovere chi usa la penna con intelligenza, coraggio e spirito libero. Anche Petrarca, seppur più considerato e agevolato dell’esule fiorentino, dovette girovagare non poco per trovare giusti sostegni alla sua passione per le lettere e non tacque le “piaghe” del suo “dilecto almo paese” (“Italia mia, benchè ‘l parlar sia indarno/ a le piaghe mortali/ che nel bel corpo tuo sì spesse veggio…). Ben vengano dunque tutte le iniziative tese a ribadire e rafforzare ulteriormente il legame tra lui e Arezzo, che giustamente può vantarsi di averlo tra i suoi tanti ‘Grandi’.