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AREZZO. Dal 7 febbraio Arezzo ha un cittadino in più, un cittadino speciale, il Professor Antonio Paolucci, attuale Direttore dei Musei Vaticani: a lui il Consiglio Comunale, riunito in seduta straordinaria, ha consegnato domenica (7 febbraio) la nomina a Cittadino Onorario di Arezzo, in occasione della 500^ edizione della Fiera Antiquaria aretina. Una cerimonia festosa e rigorosa insieme, un’atmosfera emozionante davanti a tanti aretini accorsi a salutarlo, hanno siglato la lunga serie di eventi e incarichi che, come un fil rouge, ha segnato le tappe della vita di Antonio Paolucci, riminese di nascita, incrociandole con la città toscana e le sue bellezze artistiche e storiche.
“Il primo incontro con Arezzo – ha esordito lo stesso critico d’arte prendendo la parola per ringraziare – è avvenuto quando, a ventun anni, studente universitario a Firenze con Longhi, Arezzo mi apparve da lontano nel suo profilo di torri, mura e campanili e riconobbi in quell’immagine un particolare degli affreschi di Piero della Francesca nella Cappella Bacci. Poi il servizio militare ad Arezzo mi fece scoprire con passione ogni angolo dei suoi Musei, chiese, antiche dimore”. E Paolucci ha continuato ricordando il suo incarico di Sovrintendente ad Arezzo, l’emozione di abitare nella casa del grande Giorgio Vasari, punto di riferimento per ogni storico dell’arte, una dimora dove ancora si respira l’anima di quegli “Eccellentissimi” di cui Vasari ha parlato nelle sue Vite. E ancora gli anni come Docente Universitario nell’Ateneo aretino, con un affettuoso ricordo dei suoi laureandi e quindi il restauro imponente della splendida “Leggenda della Vera Croce”, che lo vide Direttore del Comitato Restauri, fino all’opera da lui svolta per anni, e ripresa nel 2008, in sinergia con l’Ente Fiera Antiquaria, su cui ha posto l’accento il Presidente attuale, Paolo Nicchi, ringraziandolo per la competente consulenza e le preziose indicazioni sul nuovo regolamento della Manifestazione.
Una lunga trama di incontri e collaborazioni, sempre all’insegna dell’amore per l’arte e i tesori aretini in particolare, primo fra tutti quel Piero della Francesca che lo catturò giovanissimo e la sua perfetta sintesi prospettica di forma e colore, efficacemente definita da D’Annunzio il ‘giardino profondo’, un artista da Paolucci amato, divulgato attraverso pregevoli opere critiche, riscoperto in un faccia a faccia da brivido davanti agli affreschi in corso di restauro, con a fianco l’allora Soprintendente Anna Maria Maetzsche. Un recupero del passato, venato di curiosità, ricerca, ammirazione, rispetto, che si vive anche durante la Fiera Antiquaria aretina, la prima e più antica in Italia ha ribadito Paolucci, superimitata, ma ancora unica e ricca di prospettive. Venire ad Arezzo aggirandosi tra i banchi in mezzo a tanti altri collezionisti e appassionati è un’esperienza indimenticabile, “un’avventura del comprare”, sospesa a volte tra affare e fregatura, ma che vale il viaggio in una città bella, ricca di testimonianze uniche, ma ancora da valorizzare maggiormente nel settore turistico. Arezzo ha attraversato la mia vita e non mi ha mai deluso” ha concluso il critico quasi commosso. Un cielo terso, una “domenica di cristallo” inondata di sole ha fatto da sfondo a questo evento in Palazzo dei Priori dove il Sindaco Giuseppe Fanfani, originario di Sansepolcro, nato e cresciuto a cinquanta metri dalla “Resurrezione”, ha consegnato la chiave, naturalmente d’oro (o quasi) nelle mani di Paolucci, unitamente al dono di un prezioso e rarissimo libro dello studioso aretino Vincenzo Funghini sull’antica acropoli aretina. Un mazzo di fiori come riconoscimento dell’attività antiquaria è stato consegnato da Massimo Puglisi, presidente del Comitato Tecnico della fiera, a due donne legate alla manifestazione antiquaria, Carla Fantoni, per anni collaboratrice di Ivan Bruschi, e Alma Bardi, decana degli antiquari aretini. Fuori dell’antico palazzo, per le vie del centro storico, il brusio della folla che, dopo quarantadue anni di edizioni della Fiera, ancora si avventura a comprare cose ed emozioni in una città che ha il suo ‘imprinting’, il suo carattere distintivo nel farsi custode della memoria collettiva e storica anche attraverso lo scambio di oggetti, un riciclo incessante tra passato e futuro. Una città che ha riconosciuto e onorato come suo concittadino questo intellettuale colto, intelligente, lungimirante, creativo, che tanto ha dato e potrà dare al territorio aretino.