"Un nuovo film di Peppone e don Camillo"
di giorgio mancini
MONTECATINI VdC (Pisa) – Da Brescello a Ponteginori, dalla piana del Po agli argini del Cecina. “Lite” per le campane della chiesa di Ponteginori. Sembra il ciak per un nuovo film degli storici Peppone e don Camillo. Ma, questa volta, è tutto vero: il sindaco non è Gino Cervi, ma Sandro Cerri, e il prete non è Fernadel, ma don Fiore Enrico Vanzini: si scontrano per il suono delle campane. Il sindaco di Montecatini ha notificato al parroco del paese, tramite la Polizia Locale Alta Val di Cecina, un’ordinanza, con tanto di diffida, perché cessi di far suonare quelle campane nel più breve tempo possibile e “siano adottati – è scritto nell’ordinanza – definitivi accorgimenti tecnici atti a contenere le emissioni rumorose prodotte dai rintocchi dell’orologio campanario, nonché quelli prodotti dall’attivazione continua delle campane, se non connessa con specifiche esigenze di culto”. In parole povere, troppo rumorose. “Ho subito obbedito – ha detto don Enrico – più nessun suono, allora, ma neppure per il culto e cerimonie”. Tutto è iniziato quando alcuni abitanti della frazione avevano protestato per i rintocchi dell’orologio e delle campane. Da qui la richiesta dell’intervento del dipartimento Arpat di Pisa che, fatte le rilevazioni, comunicava l’indagine sull’inquinamento acustico prodotto dai rintocchi dell’orologio della Chiesa di San Leone Magno in Via Volterrana, nel centro abitato di Ponteginori, che superavano il limite di immissione diurno previsto dalla normativa vigente. Giungeva quindi al parroco don Enrico anche una sanzione di circa mille e trecento euro. Ora, l’ordinanza del sindaco. E don Enrico, ligio alla legge, appena se l’è vista notificare – non ha messo tempo in mezzo – ha spento la suoneria dell’orologio e “legate” le campane. Erano le ore 11 di lunedì 5 novembre. “Sono rispettoso della legge – ha commentato in esclusiva con noi don Enrico Vanzini – da quando sono giunto a Ponteginori non ho mai cambiato quello che avevo trovato predisposto dal mio predecessore. Nessuno è venuto da me a lamentarsi o chiedermi se avessi potuto cambiare il suono delle campane. Sono andati a lamentarsi altrove. Io sarei stato disponibilissimo a parlare. Tra l’altro – aggiunge il parroco – i rintocchi e le campane restavano silenziosi dalle 21 della sera alle 7,30 della mattina. A questo punto obbedisco al sindaco. Vorrà dire che i paesani vogliono fare a meno delle campane. Sembra che il forte rumore del traffico che attraversa il paese, anche dei mezzi pesanti, sull’unica strada, non si senta, né inquini”. E poi si dice che l’Italia è il Paese dei mille campanili, dove ognuno vuole riconoscere il suono delle “sue” campane! Che bei tempi quando, in bianco e nero, c’era Peppone e Don Camillo, ma quelle erano altre storie, di Guareschi, che si rivedono ancora, con tanta nostalgia e divertimento, perché erano schiette, come i rintocchi di quelle campane, che nessuno, a quei tempi, preti o comunisti, avrebbe mai permesso di cancellarli. Oggi, invece, nei film a colori di tutti i giorni, ci sono gli inquinamenti, gli impatti acustici e le nevrosi.
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