La rassegna si intitola "Hic et nunc"
AREZZO. E’ un vero e proprio evento che riscuote successo la mostra “Hic et Nunc – Lucio Fontana” aperta al pubblico dal 9 maggio fino al 24 giugno presso la Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di Arezzo. Inaugurata il 6 maggio alla presenza del Sindaco Giuseppe Fanfani, la mostra propone oltre quaranta opere dell’artista inventore dell’arte ‘spaziale’ e provenienti dalla collezione di Roberto Casamonti. Arezzo, città d’arte ricca di storia e gioielli medievali e rinascimentali, apre ancora una volta quest’anno le porte all’arte del Novecento: dopo il successo in aprile nella stessa sede dell’esposizione “Il Novecento -Tensioni e figure”, con opere di Carrà, Rosai, Morandi, De Chirico…, è ora la volta delle tele bucate e tagliate di Fontana, l’autore del Manifiesto Blanco (1946), l’artista che, allineandosi con il panorama internazionale, ha per primo squassato la tela, aprendo il varco ad uno spazio nuovo, oscuro, simbolico, in cui tanti dopo di lui hanno lavorato.
Nella sua introduzione, l’assessore alla Cultura Pasquale Giuseppe Macrì ha condotto un ampio excursus sul cammino della storia dell’arte, ripartendo dalla prospettiva ‘a scatola’ giottesca e passando poi per le innovazioni prospettiche delle “Crocifissioni” di Masaccio e Piero della Francesca, che hanno portato il divino in uno spazio umano, circoscritto. Gli artisti dell’umanistico ‘400 danno inizio al ‘secolo lungo’ della storia dell’arte che arriverà fino alla frantumazione dello spazio prospettico operata da Picasso e dalle avanguardie del primo ‘900. E’ la disarmonia, l’informale che d’ora in poi irromperà sulla tela attraverso l’astrattismo ‘geometrico’ di Mondrian o ‘lirico’ di Kandiskj, per stigmatizzare il dramma dell’esistenza umana con le sue contraddizioni spesso irrisolvibili. Lucio Fontana espresse tutto questo dapprima a partire dal 1949 colpendo la tela con un punteruolo, facendo esplodere nel colore la bomba di una cicatrice estetica, e successivamente nel 1959 con i famosi ‘tagli’, fessure incise quasi con bisturi di chirurgo, per aprire uno squarcio sul lato oscuro dell’”anima mundi”. Era un gesto semplice ( “potrebbe farlo un bambino”, verrebbe da dire, come pure “ma è proprio arte?”…), eppure essenziale e altamente significativo, un gesto che conta: è taglio con il passato e apertura sul futuro.
Roberto Casamonti, appassionato collezionista di tanti grandi nomi, ha ricordato come le tele, allora non sempre comprese, di Lucio Fontana siano ora in tutti i grandi musei del mondo. Rimane quindi un avvenimento non da poco che siano visibili, in tutta l’emozione che provocano dal vivo, presso la galleria aretina, grazie alla collaborazione instaurata tra il Comune di Arezzo e la Galleria Tornabuoni Arte di Firenze. Sono opere preziose, uniche e il cui spostamento – come per tutte le opere d’arte – richiede grande cautela e impegno. Ragione di più per recarsi ad Arezzo, in Piazza San Francesco – che racchiude l’uno a fianco all’altro, il ciclo pierfrancescano della “Leggenda della Vera Croce” e le tele di Fontana – e percorrere le sale della Galleria, lasciandosi catturare dalle opere di un artista innovatore e raffinato, che ha creduto fermamente nella sua opera, anche quando, come spesso succede per i grandi, non subito è stata accettata.
La mostra, a ingresso libero, è aperta da mercoledì a domenica, più giorni festivi con orario 10-13 e 16-20. Per info: tel. 0575 377508 e 0575 299255.