Sulle banche popolari: "Rafforzare la loro governance che, secondo Fmi, è un punto debole"
ROMA. Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, scrive e poi rende pubblica una lettera. I destinatari della missiva sono i parlamentari che, in questi giorni, hanno sollevato perplessità sulle nuove disposizioni in materia di governance di cui si discute da tempo. “Limitare il numero di consiglieri di amministrazione nelle banche – scrive Visco – risponde a fondamentali esigenze di funzionalità e di risparmio, divenute evidenti in questi anni di crisi, al punto da essere avverti te dalla generalità dell’ opinione pubblica. Studi comparati dimostrano la pletoricità dei consigli di non poche banche italiane. Le disposizioni, nella prospettiva di bilanciare lo spazio proprio dell’autonomia statutaria con le finalità di sana e prudente gestione delle banche, non fissano la numerosità dei componenti dei consigli ma indicano il numero massimo di consiglieri ritenuto compatibile con gli obiettivi di vigilanza sopra richiamati. Esse affidano proprio all’organo di amministrazione il compito di svolgere un’accurata autovalutazione idonea a cogliere, tra l’altro, le esigenze e le specificità di ciascun intermediario e a identificare conseguentemente il numero ottimale dei membri del consiglio”.
Il governatore, nella sua lettera, si sofferma anche sul tema riguardante le banche popolari. “La Banca d’Italia da tempo segnala l’esigenza che sia rafforzata la governance delle banche popolari. Il Fondo monetario internazionale, nel valutare recentemente il rispetto dei principi fondamentali di un’efficace vigilanza bancaria nei paesi aderenti, ha segnalato la governance delle banche popolari come un importante elemento di debolezza del sistema bancario italiano. Le disposizioni di vigilanza prospettate nel documento di consultazione deleghe di voto, meccanismi di voto e quorum per la presentazione delle liste e l’esercizio di altri diritti sono volte a valorizzare il ruolo della platea dei soci e a conferire loro più strumenti e possibilità per partecipare attivamente alla vita societaria, nel pieno rispetto dello spirito mutualistico e delle norme di legge. In nessun caso – conclude Visco – le disposizioni di vigilanza della Banca d’Italia si pongono in contrasto con i principi fondanti del sistema cooperativo (voto capitario, limiti al possesso azionario) e con il quadro normativo di rango primario”.