NEW YORK. Il tumore del polmone ha avuto negli anni '50 una forte diffusione perché la sigaretta era una forma di fuga dallo stress post-bellico e il principale rito in cui si riconoscevano gli ex soldati. Negli anni '80 il governo acquista la consapevolezza che questa abitudine è causa di sofferenza e morte anche per le nuove generazioni e avvia una campagna informativa-educativa senza precedenti, sfociata nelle grandi cause legali contro i giganti produttori di fumo.
Lo stesso risultato è stato in parte ottenuto anche in Europa, grazie soprattutto alla legislazione di paesi "illuminati" come il nostro. L'Italia è stata tra i primi in Europa ad adottare la legge che proibisce il fumo nei luoghi pubblici, a seguito della mia proposta del 2000, quando ero ministro della Sanità. E' un esempio di normativa che ha inciso profondamente nella cultura del paese perché ha avuto risultati quantitativi (sono diminuiti i pacchetti di sigarette vendute) e anche psico-sociali perché oggi il fumatore si sente a disagio.
Il nostro esempio è stato seguito da Spagna, Francia e recentemente anche dalla Germania. Certo resta ancora molto da fare. Primo, dobbiamo salvare le donne dal fumo. Purtroppo, infatti, mentre i maschi hanno iniziato a disdegnare la sigaretta, il mondo femminile l'ha assunta come modello di emancipazione ed ora vediamo gli effetti di questa scelta fuorviante perché la mortalità per tumore al polmone nella donna è vorticosamente aumentata e se continua il trend attuale, in futuro le morti da fumo supereranno quelle per tumore del seno.