ROMA. Più di una famiglia italiana su cinque (il 22,2% del totale) ha difficoltà economiche di vario grado: dal non poter affrontare spese impreviste sino al non avere i soldi per comprare cibo e vestiti o pagare l'affitto e le bollette. Si tratta di oltre 5,3 milioni di famiglie in valori assoluti. Al contrario, in circa 10 milioni, ossia il 41,5% delle famiglie, non presentano alcun disagio. A questi, si aggiunge un altro 36,3% (8,8 milioni) che vive in condizioni di "relativo benessere". E' la fotografia che emerge dall'ultimo rapporto annuale Istat sulla situazione del Paese.
L'Italia è uno dei paesi europei con "la maggiore diffusione di situazioni di reddito relativamente basso: una persona su cinque è a rischio di vulnerabilità economica". Lo sottolinea il rapporto annuale dell'Istat, evidenziando che "rischi altrettanto elevati" si osservano in Spagna, Grecia, Romania, Regno Unito e nei paesi baltici. Il rischio di vulnerabilità riguarda, invece, soltanto una persona su dieci nei paesi scandinavi, nei Paesi Bassi, nella Repubblica Ceca e in Slovacchia. Questo si rileva particolarmente nelle regioni meridionali: nel 2007 risultano esposte al rischio meno dell'8% nel Nord-est, poco più del 10% nel Nord-ovest e nel Centro e circa una su tre nel Mezzogiorno. In particolare, la percentuale di popolazione a basso reddito nel Paese si attesta al 18,4%, sulla base di valori del 2006; l'incidenza risulta massima in Sicilia (41,2%), Campania (36,8%) e Calabria (36,4%). All'opposto, i valori meno elevati si registrano in Valle d'Aosta (6,8%) e nelle province autonome di Bolzano (6,6%) e Trento (3,8%). Guardando al reddito disponibile, sempre nel 2006, le regioni del nord registrano un livello procapite superiore o prossimo ai 20 mila euro (20.300 euro al Nord-Ovest e 19.900 al Nord-est); le regioni del Centro mostrano livelli più bassi (18.500), pur mantenendosi al di sopra della media nazionale (16.200), mentre il Mezzogiorno detiene "storicamente" livelli sensibilmente più bassi, pari a 12.700 euro.
L'Italia è uno dei paesi europei con "la maggiore diffusione di situazioni di reddito relativamente basso: una persona su cinque è a rischio di vulnerabilità economica". Lo sottolinea il rapporto annuale dell'Istat, evidenziando che "rischi altrettanto elevati" si osservano in Spagna, Grecia, Romania, Regno Unito e nei paesi baltici. Il rischio di vulnerabilità riguarda, invece, soltanto una persona su dieci nei paesi scandinavi, nei Paesi Bassi, nella Repubblica Ceca e in Slovacchia. Questo si rileva particolarmente nelle regioni meridionali: nel 2007 risultano esposte al rischio meno dell'8% nel Nord-est, poco più del 10% nel Nord-ovest e nel Centro e circa una su tre nel Mezzogiorno. In particolare, la percentuale di popolazione a basso reddito nel Paese si attesta al 18,4%, sulla base di valori del 2006; l'incidenza risulta massima in Sicilia (41,2%), Campania (36,8%) e Calabria (36,4%). All'opposto, i valori meno elevati si registrano in Valle d'Aosta (6,8%) e nelle province autonome di Bolzano (6,6%) e Trento (3,8%). Guardando al reddito disponibile, sempre nel 2006, le regioni del nord registrano un livello procapite superiore o prossimo ai 20 mila euro (20.300 euro al Nord-Ovest e 19.900 al Nord-est); le regioni del Centro mostrano livelli più bassi (18.500), pur mantenendosi al di sopra della media nazionale (16.200), mentre il Mezzogiorno detiene "storicamente" livelli sensibilmente più bassi, pari a 12.700 euro.