Una sfilza di reati scoperti dal Corpo Forestale
PERUGIA. Arresto del Direttore Tecnico della GESENU S.p.a. e 14 indagati, sequestro del Bioreattore nella discarica TSA S.p.a. di Borgogiglione, oltre che di beni societari e personali per oltre 27 milioni di euro.
È questo il bilancio dell’operazione di polizia giudiziaria scattata alle prime ore dell’alba, giunta al termine di complesse indagini con cui il Corpo Forestale dello Stato, prendendo le mosse da alcune denunce ricevute nel 2013, ha accertato gravi reati ambientali e non, ad opera delle società incaricate della raccolta e della gestione dei rifiuti nel territorio umbro, mentre la Guardia di Finanza ha svolto articolate investigazioni economico – finanziarie quantificando i profitti illeciti conseguiti in oltre 27 milioni di euro.
Le indagini, condotte, coordinate e dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Perugia, sono state iniziate e portate avanti per oltre due anni dagli uomini del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale del Corpo Forestale dello Stato di Perugia, attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali, appostamenti, pedinamenti, perquisizioni e sequestri documentali e di materiale informatico, analisi e raccolta di numerose testimonianze, che hanno consentito di accertare l’esistenza di un’associazione a delinquere finalizzata al traffico ed alla gestione illecita di rifiuti, inquinamento ambientale, e numerose violazioni alle prescrizioni delle autorizzazioni ambientali.
L’autorità giudiziaria, nell’ottica di un bilanciamento tra esigenze cautelari e necessità di garantire la continuità del servizio pubblico, ha autorizzato il conferimento dei rifiuti nel bioreattore sotto sequestro ancora per un massimo di 120 giorni al fine di permettere al Gestore di individuare una gestione dei rifiuti alternativa nel rispetto della normativa ambientale.
L’inquinamento ambientale supportato dagli accertamenti analitici di Arpa e dalle indagini geofisiche del CTU ha compromesso le acque del Torrente Mussino ed i terreni limitrofi alla discarica in cui è stato rinvenuto percolato affiorante dal sottosuolo.
Nel corso delle indagini è emerso, inoltre, che le operazioni di recupero di rifiuti poste in essere presso gli impianti di Pietramelina e Borgogiglione, gestiti da GESENU S.p.a. e da T.S.A. S.p.a., a favore della GEST S.r.l. (R.T.I. tra GESENU S.p.a., TSA S.p.a., ECOCAVE S.r.l., SIA S.p.a.) aggiudicataria della gestione dei rifiuti urbani e speciali a favore di 24 Comuni ricadenti nell’Ambito Territoriale Integrato 2 (Trasimeno – Perugino – Marscianese – Tuderte), in forza di un contratto d’appalto valido per il periodo 2009 – 2024 del valore complessivo di circa un miliardo di euro, in realtà non venivano effettuate o venivano parzialmente effettuate.
Il Consulente Tecnico dell’A.G. ha inoltre rilevato, nel corso della sua attività, deficit di stabilità sia nella discarica di Pietramelina che di Borgogiglione che rappresenta un rischio concreto anche alla luce dei recenti eventi sismici. A seguito di ciò l’A.G. ha provveduto ad informare le massime autorità regionali per le verifiche e l’adozione delle necessarie misure di sicurezza.
La Guardia di Finanza, a sua volta, ha fornito, a partire dall’estate 2015, il proprio apporto specialistico, per gli aspetti economici e patrimoniali. Il Nucleo Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Perugia ha così sottoposto ad una capillare e certosina analisi dell’enorme mole di documentazione tecnica ed amministrativa, acquisita dagli uomini del Corpo Forestale dello Stato, nonché quella di natura contabile e commerciale, esibita alle Fiamme Gialle dall’ATI2, dai 24 Comuni interessati e dalle società coinvolte. Dalla disamina di oltre 400.000 formulari di carico/scarico di rifiuti e da oltre 10.000 fatture, i militari della Guardia di Finanza hanno constatato, tra l’altro, la commissione degli ulteriori reati di truffa aggravata ai danni di enti pubblici e di frode fiscale attraverso l’utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti. Ciò ha permesso di quantificare l’ammontare complessivo del profitto illecito da sottoporre a sequestro, sia come responsabilità amministrativa delle società coinvolte in fatti penali, sia come reati tributari, per un ammontare complessivo di oltre 27 milioni di euro.
Grazie alla collaborazione tra le due forze di polizia messe in campo dalla Procura della Repubblica di Perugia, è stato quindi possibile svelare l’illecita attività di raccolta e gestione dei rifiuti posta in essere in Umbria dal gruppo GESENU, che ha prodotto, nel tempo, ingenti danni all’ambiente con potenziali ripercussioni sulla salute e sul portafoglio degli ignari cittadini che pagavano le tasse di smaltimento.