Vittorio Arrigoni è stato strangolato prima ancora della scadenza dell'ultimatum. Manifestazione di solidarietà a Roma di fronte a Montecitorio
Di Michele Longo
ROMA. Vittorio Arrigoni è stato ucciso. A nulla è servito il blitz delle forze speciali di Hamas che, dopo aver fatto irruzione in un’abitazione di Gaza, hanno ritrovato il cadavere del giovane volontario. Due sequestratori, appartanenti ad un gruppo salafita, sono stati arrestati, mentre un terzo è riuscito a scappare. Vittorio era un pacifista che raccontava la guerra, un volontario, uno scrittore. Era stato rapito subito dopo i funerali di quattro persone, morte in seguito ad un crollo in uno di quei tunnel che servono per trasportare materie prime nella Striscia di Gaza. Proprio il racconto di queste quattro morti è stato il suo ultimo articolo.
Secondo le prime testimonianze Arrigoni sarebbe stato ucciso poco dopo il rapimento, strozzato, prima ancora che scadessero le trenta ore dell’ultimatum lanciato dai terroristi al governo di Hamas.
Inutile dire che una nube di mistero e tanti interrogativi avvolgono la morte del giovane volontario. L’amicizia di Vittorio con il popolo palestinese, la rapidità con cui è stato giustiziato, l’identità pressoché sconosciuta del gruppo che lo ha squestrato. Tutte queste domande sono venute fuori questa mattina da un dibattito spontaneo in piazza Montecitorio a Roma. Già ieri sera, alla notizia del rapimento, la Rete di Solidarietà con la Palestina aveva organizzato un presidio di fronte alla Camera dei Deputati, per chiedere al governo di fare il possibile per la libera dizione Vittorio. Tutto è stato inutile anche a causa della rapidità con cui si sono susseguiti gli eventi. Facce sgomente e con gli occhi gonfi di lacrime si chiedono cosa sia potuto succedere e così si dà il via anche ad una serie di sospetti che ovviamente non possono essere assolutamente confermati. “Vittorio raccontava la sofferenza del popolo palestinese – gridano dal presidio – e per questo dava fastidio. Per mezzo del suo blog e dei suoi articoli sul Manifesto, raccontava ciò che succedeva in una zona totalmente interdetta alla stampa. Non crediamo alla storia del terrorismo, si tratta di un teatrino inscenato dagli israeliani”. Sconvolta anche la madre che non riesce a credere come sia potuto accadere ciò. “Vittorio – ha commentato – non rischiava mai. Sono comunque orgogliosa di lui e di ciò che ha fatto”.
Nel frattempo la salma di Vittorio giace nell’ospedale di Gaza in attesa di poter essere rimpatriata. Nel pomeriggio di oggi nelle vie della città palestinese si è svolta una manifestazione organizzata da Hamas, che ha espresso sdegno per l’accaduto, per ricordare il giovane volontario. Prima del rientro della salma bisognerà aspettare qualche giorno. Si sa infatti che la Striscia di Gaza è totalmente isolata e sotto il controllo delle forze armate israeliane, quindi si dovrà attendere l’apertura del valico di Erez. Nel frattempo è stato organizzato un funerale affinché i palestinesi possano dare il commiato ad una mico che ha raccontato la loro vita e la loro lotta.
Numerosi i messaggi di solidarietà anche dalla rete. Vittorio aveva un blog su cui scriveva i suoi articoli e anche un profilo Facebook, letteralmente invaso dai commenti nelle ultime ore. “E’ morto uno di noi” commentano e condividono i video in cui Vittorio spiegava come si vive e si muore nella Striscia di Gaza.