LHASA. “Shhhh. Non posso parlare”, sussurra in un inglese scolastico il monaco incontrato lungo il dedalo di corridoi nell’antico monastero di Sera. In effetti il luogo pullula di poliziotti e agenti in borghese allarmati dall’arrivo della delegazione di giornalisti invitata in Tibet, grazie alla cooperazione tra governo di Pechino e Fondazione Italia-Cina. Ti seguono meticolosi e lanciano occhiate di fuoco a chiunque si avvicini non autorizzato.