L'ex supporter di Corradi, ora candidato alle primerie Pd, rimette il sindaco di Firenze nel calderone del groviglio
SIENA. Va giù duro Bruno Tabacci, candidato al primarie del Pd nella scelta dell’aspirante Presidente del Consiglio del centrosinistra, nel commentare le querelles che riguardano Renzi e Bersani. Con qualche frecciatina su Monte dei Paschi, sempre oggetto del contendere. “A mio giudizio quella di Renzi con Serra è stata un’iniziativa del tutto inopportuna ma aggiungo qualcosa di più, e cioè che le modalità dello scontro tra quelli che i media continuano a considerare arbitrariamente gli unici protagonisti delle primarie come Bersani e Renzi rischiano di annebbiare i contenuti della sfida”. I contenuti dell’intervista a ‘Firstonline’ sono stati ripresi anche dalla stampa cartacea. Tabacci, che ognuno di noi ricorderà a fianco di Corradi CONTRO il candidato sindaco Ceccuzzi del PD, aveva espresso dubbi sul sistema “di potere così forte e consolidato che impedisce ad articolarsi un fronte di idee diverse e alternative”.
E nell’articolo in giro oggi, continua: “A Renzi dico che su Telecom e soprattutto sul caso MPS non è che possa fare l’anima bella chiamandosi fuori. In Toscana lo sanno tutti che per anni le forze del centrosinistra hanno dato le carte e ripartito i ruoli sul Monte dei Paschi, che è stato una greppia per tanti nella quale anche i popolari hanno fatto la loro parte. E Renzi lo sa. D’altronde la stessa vicenda del Pd nasce da tutte queste storie della Margherita e del Pd che pesano, che lasciano il segno e che rendono difficile un reale rinnovamento di uomini e di contenuti. Pensare di superare queste contraddizioni nel lavacro di un investitore che ha i fondi alle Cayman mi pare quanto meno ingenuo e illudersi che si possa rinnovare la politica passando da furbizia in furbizia mi sembra molto arduo”, conclude Tabacci. Evidentemente il centro di potere, che gravita ancora per poco intorno a Siena, è ancora appetibile dai professionisti della poltrona. Strano perché ci arrivano dichiarazioni di dissesto della banca a ogni piè sospinto che chiedono tagli e sacrifici solo per i dipendenti peones. Questa politica che ci racconta senza spiegarsi il perché la storia di un istituto di credito ridotto al lumicino, lo considera però un luogo da occupare, distribuiti nelle fila di questo o di quell’altro gruppo ritornano sempre i soliti nomi che hanno amministrato e disfatto Rocca Salimbeni.