"Sarebbe una mossa senza precedenti, ma non sarebbe l'unico caso nella storia"
ROMA. ”La Bce dovrebbe iniziare ad acquistare partecipazioni azionarie nel mercato secondario: sarebbe un forte rimedio per il malessere economico dell’Eurozona. E’ in linea con il mandato legale della banca e, a differenza dell’acquisto del debito pubblico, non è stato oggetto di critiche debilitanti da parte dei leader politici dell’Eurozona”. Queste le parole di Nikhil Srinivasan, Chief investment officer di Generali, in un articolo apparso oggi sul Financial Times. ”E’ un approccio che possiede molti pregi: è il modo più efficace per ridurre il costo del capitale delle aziende e risolleverebbe anche i mercati. Durante la crisi del credito sovrano – prosegue Srinivasan – la Bce ha acquistato titoli di stato italiani per un valore di circa 80 miliardi di euro, per calmare il nervosismo del mercato. Investire la stessa somma di denaro nelle partecipazioni italiane potrebbe avere degli effetti incredibili”, spiega il Cio del gruppo assicurativo.
”Un’azione di questo tipo aiuterebbe risparmiatori privati, fondi pensionistici, compagnie assicurative e tutti quelli che possiedono quote azionarie. Più importanti sono, tuttavia, gli effetti sull’economia reale, i quali avrebbero un ampio riscontro: per le aziende sarebbe più facile aumentare il capitale e intraprendere più facilmente dei progetti di investimento volti ad ampliare l’attività e aumentare le assunzioni”, sottolinea Srinivasan. ”Inoltre, poichè anche le banche detengono partecipazioni azionarie, i loro bilanci ne uscirebbero rafforzati. Se la Bce insiste in ulteriori ricapitalizzazioni, rivalutazioni al rialzo delle azioni consentirebbero di effettuarle a condizioni più attraenti. Ciò porrebbe le banche in una posizione migliore per aumentare i prestiti. Il rafforzamento della base di partecipazioni del settore finanziario porterebbe la cura là dove si trova la malattia”, spiega il Cio di Generali. ”Sarebbe una mossa senza precedenti per la Bce, che si troverebbe però in buona compagnia. Ci sono precedenti da parte di istituzioni parimenti credibili. L’Autorità Monetaria di Hong Kong ha agito in modo simile durante la crisi asiatica del 1998, e ne ha tratto profitto. Più del 10% delle riserve della Banca Centrale svizzera sono costituite da partecipazioni azionarie. In generale, un quarto di tutte le banche centrali detiene azioni. L’importo che la Bce dovrà spendere per ottenere un impatto positivo sarà una frazione di ciò che può comportare un’operazione di acquisto obbligazionario, data la relativa ristrettezza dei mercati azionari”, conclude Srinivasan.
”Un’azione di questo tipo aiuterebbe risparmiatori privati, fondi pensionistici, compagnie assicurative e tutti quelli che possiedono quote azionarie. Più importanti sono, tuttavia, gli effetti sull’economia reale, i quali avrebbero un ampio riscontro: per le aziende sarebbe più facile aumentare il capitale e intraprendere più facilmente dei progetti di investimento volti ad ampliare l’attività e aumentare le assunzioni”, sottolinea Srinivasan. ”Inoltre, poichè anche le banche detengono partecipazioni azionarie, i loro bilanci ne uscirebbero rafforzati. Se la Bce insiste in ulteriori ricapitalizzazioni, rivalutazioni al rialzo delle azioni consentirebbero di effettuarle a condizioni più attraenti. Ciò porrebbe le banche in una posizione migliore per aumentare i prestiti. Il rafforzamento della base di partecipazioni del settore finanziario porterebbe la cura là dove si trova la malattia”, spiega il Cio di Generali. ”Sarebbe una mossa senza precedenti per la Bce, che si troverebbe però in buona compagnia. Ci sono precedenti da parte di istituzioni parimenti credibili. L’Autorità Monetaria di Hong Kong ha agito in modo simile durante la crisi asiatica del 1998, e ne ha tratto profitto. Più del 10% delle riserve della Banca Centrale svizzera sono costituite da partecipazioni azionarie. In generale, un quarto di tutte le banche centrali detiene azioni. L’importo che la Bce dovrà spendere per ottenere un impatto positivo sarà una frazione di ciò che può comportare un’operazione di acquisto obbligazionario, data la relativa ristrettezza dei mercati azionari”, conclude Srinivasan.