Banche e società firmano un accordo per la ristrutturazione del debito
ROMA. Saranno firmati domani (23 luglio) l’accordo di moratoria del debito di Sorgenia e l’intesa tra azionisti e creditori sulle modalità di ristrutturazione dell’esposizione della società.
“Siamo vicinissimi” all’intesa, ha detto Federico Ghizzoni, a.d di Unicredit, escludendo un rinvio. Lo standstill proteggerà Sorgenia dalle richieste di rimborso di rate e interessi sul debito fino alla conclusione del processo di ristrutturazione del debito. L’intesa tra soci e banche impegna Cir e Verbund a votare nell’assemblea di Sorgenia un aumento di capitale che verrà sottoscritto con il conferimento di 400 milioni di debiti. La manovra di riequilibrio prevede anche la trasformazioni di 200 milioni di debiti in un convertendo e la concessione di nuova finanza per 256 milioni. Le banche diventeranno – loro malgrado – i nuovi azionisti di Sorgenia mentre Cir e Verbund usciranno di scena. Unica consolazione per i soci, a fronte dell’azzeramento del valore dell’investimento, un earn-out pari al 10% della plusvalenza che le banche dovessero realizzare dalla vendita di Sorgenia (subordinato però al rimborso del debito convertito, aumentato con un rendimento annuo del 10%).
Mps (esposta per 600 milioni) diventerà il primo socio con il 22%, seguita da Ubi (18%), Banco Popolare (11,5%), Intesa e Unicredit (10% a testa) e Bpm (9%). Sgravata da 600 milioni di debiti, Sorgenia potrà perseguire gli obiettivi del piano industriale e del ritorno alla redditività con una struttura patrimoniale sostenibile. Il piano elaborato a dicembre dall’a.d Andrea Mangoni non prevede nel medio termine una ripresa della redditività operativa e si attende nel triennio 2014-2016 un ebitda annuo fermo a circa 110-120 milioni.
“Siamo vicinissimi” all’intesa, ha detto Federico Ghizzoni, a.d di Unicredit, escludendo un rinvio. Lo standstill proteggerà Sorgenia dalle richieste di rimborso di rate e interessi sul debito fino alla conclusione del processo di ristrutturazione del debito. L’intesa tra soci e banche impegna Cir e Verbund a votare nell’assemblea di Sorgenia un aumento di capitale che verrà sottoscritto con il conferimento di 400 milioni di debiti. La manovra di riequilibrio prevede anche la trasformazioni di 200 milioni di debiti in un convertendo e la concessione di nuova finanza per 256 milioni. Le banche diventeranno – loro malgrado – i nuovi azionisti di Sorgenia mentre Cir e Verbund usciranno di scena. Unica consolazione per i soci, a fronte dell’azzeramento del valore dell’investimento, un earn-out pari al 10% della plusvalenza che le banche dovessero realizzare dalla vendita di Sorgenia (subordinato però al rimborso del debito convertito, aumentato con un rendimento annuo del 10%).
Mps (esposta per 600 milioni) diventerà il primo socio con il 22%, seguita da Ubi (18%), Banco Popolare (11,5%), Intesa e Unicredit (10% a testa) e Bpm (9%). Sgravata da 600 milioni di debiti, Sorgenia potrà perseguire gli obiettivi del piano industriale e del ritorno alla redditività con una struttura patrimoniale sostenibile. Il piano elaborato a dicembre dall’a.d Andrea Mangoni non prevede nel medio termine una ripresa della redditività operativa e si attende nel triennio 2014-2016 un ebitda annuo fermo a circa 110-120 milioni.