Attivisti: spari sulla folla, oltre 40 morti
DAMASCO. Le forze di sicurezza siriane hanno sparato proiettili e gas lacrimogeni contro i manifestanti che oggi sono scesi in strada in decine di migliaia in tutto il Paese. Lo denunciano attivisti per i diritti umani ed esponenti dell’opposizione, sottolineando come sia salito ad almeno 40 morti il bilancio delle vittime della repressione.
Tra le persone uccise, anche un bambino di 11 anni della città di Daraa, nel sud della Siria, dove il 15 marzo è scoppiata la rivolta contro Bashar al-Assad. Spari contro la folla di manifestanti sono stati riportati nei sobborghi di Damasco e nella città di Homs. ”I proiettili hanno iniziato a volare sopra le nostre teste come una pioggia pesante”, racconta un testimone di Izraa, un villaggio a sud della provincia di Daraa.
Intanto, alcune ong denunciano che oltre 200 persone sono morte nelle proteste in Siria delle ultime settimane. “Occorre trovare un accordo tra la maggioranza sunnita e le minoranze religiose ed etniche per evitare la guerra civile, basato su ciò che abbiamo in comune, ovvero la coscienza nazionale siriana e araba e la resistenza contro l’occupazione israeliana del territorio nazionale. In un certo senso c’è una causa nazionale che va salvata”, dice padre Paolo Dall’Oglio, gesuita e fondatore della Comunità monastica siro-cattolica di Deir Mar Musa.