La lettera del giornalista, respinta dal giornale on line, pubblicata qui integralmente.
TORINO. Buongiorno, Gentile Redazione.
Vi chiedo, cortesemente, in nome della deontologia solidale fra Colleghi, di poter ospitare questa mia lettera di replica a ‘ilfattoquotidiano.it’, in seguito a loro articolo su ‘SDL CENTROSTUDI SPA’, al cui interno, nel testo, è citato anche il Sottoscritto: fatto che costituisce il solo e unico motivo della mia cortese richiesta di spazio di replica presso Testata altra rispetto a quella sede del suddetto articolo, a tutela del mio buon nome di persona e professionista serio, nonché altresì della mia immagine e reputazione di personaggio pubblico.
Motivo la richiesta in oggetto in virtù del mancato accoglimento della pubblicazione della presente replica che personalmente ho avanzato alla Redazione, (com’è mio diritto, ma negato): la Quale l’ha respinta “ritenendo di non dover procedere ad alcuna rettifica o intervento ablativo”, invitando persino “l’interessato ad astenersi dal mandare ulteriori comunicazioni aventi il medesimo oggetto”, come si legge (per ambedue i virgolettati) testualmente nella mail di diniego recapitatami dalla Segreteria de ‘ilfattoquotidiano.it’ in risposta alla mia di richiesta.
Di seguito il testo integrale. In ogni campanile che si rispetti, infatti, vi sono almeno sempre due campane: e, questa, è la mia. Garbata e rispettosa. Ai lettori ogni valutazione. Il Giudizio, invece, solo al buon Dio, come credo e ripeto da sempre. Grato per lo spazio concessomi, saluto cordialmente. Maurizio Scandurra.
“Formulo la presente e doverosa replica di pari spazio a seguito della pubblicazione avvenuta ieri 12 Giugno 2018, sul sito ilfattoquotidiano.it, dell’articolo a titolo: Sdl Centrostudi, fondatori a giudizio per truffa aggravata: “Cliente raggirata per farle fare causa a una banca”, a firma Luigi Franco.
Sono davvero felice che a Serafino Di Loreto e Stefano Pigolotti di ‘SDL CENTROSTUDI SPA’ sia stata finalmente fissata un’udienza per vagliare le accuse mosse loro: venendo dunque giudicati non da giornalisti (cui ricordo sempre che il Giudizio è di Dio, come recita la Bibbia), bensì da Giudici togati e titolati (cui spetta, per l’appunto, in via univoca, la Giustizia di questo mondo).
E la crassa (e altrettanto ‘dotta’, come invece, ironicamente, la definiva Socrate) ignoranza dilagante generale e populista fa sì che in Italia l’inizio di un giudizio equivalga a una ‘condanna’. E ‘imputato’, per certi – ahimé – poveri lettori da perdonare ‘perché non sanno quello che leggono’ (parafrasando, ironicamente e con garbo, alcune tra le ultime celebri parole di Gesù sulla croce) sia ormai diventato sinonimo di ‘delinquente’.
Il Collega Luigi Franco nel suo articolo attacca duramente ‘SDL CENTROSTUDI SPA’, ma non accenna minimamente (né in questo, né in un altro suo sul web del 4 maggio 2015 pressocchè identico) a quanto di buono invece fatto dall’azienda.
Il medesimo rispettabile Collega, che ha letto (e riferito solo in parte, lui solo sa il perché) il contenuto dei comunicati stampa dal Sottoscritto diramati, ha ‘forse’ dimenticato di citarne proprio il cuore pulsante, la parte principale: facendo passare Chi scrive alla stregua di uno sprovveduto e ingenuo Ufficio Stampa che si presta automaticamente e senza istinto critico alcuno a qualsiasi richiesta dei propri clienti.
E’ un’accusa infamante e infondata da cui pretendo di difendermi, e che costituisce la ragione della lettera di replica in oggetto, di cui chiedo l’integrale pubblicazione senza cesure né censure, assumendomene contestualmente la totale responsabilità, come deve fare chi prende carta e penna per scrivere e pubblicare su un giornale.
Milioni di euro ingiustamente sottratti da banche e Fisco e restituiti in pochi anni di attività da ‘SDL CENTROSTUDI SPA’ alle tasche dei legittimi proprietari – cittadini, contribuenti, artigiani, imprenditori – sono bruscolini, cari Lettori?
Quante persone, oggi, grazie a chi combatte le iniquità del fisco e delle banche hanno evitato – o sono rinate – dalla cosiddetta ‘morte civile’?
Perché, di questo, non ne se parla? Il Bene non fa notizia? E ci si stupisce persino che Serafino Di Loreto preferisca difendersi da accuse infamanti soltanto direttamente davanti a un Giudice competente, piuttosto che al telefono con un giornalista? Ci si preoccupa persino del profilo Facebook del Di Loreto mentre risulta, fra l’altro, singolare il fatto che l’autore dell’articolo annoveri invece – tra gli amici del proprio profilo Facebook, incredibile dictu! – proprio il primo accusatore di ‘SDL CENTROSTUDI SPA’.
Il problema è uno solo. Andare contro i poteri forti è rischioso: in Italia, come in ogni altro Paese. Ci vuole coraggio. E la triste realtà è che il mercato del debito, nello stivale, è un business immenso, figlio di una crisi senza precedenti che tuttora perdura cupa come un temporale di lunga gittata, e un tempo appannaggio esclusivo di associazioni di consumatori e dintorni.
Concludo, pertanto, ricordando doverosamente che il medesimo diritto di replica quivi esercitato dallo scrivente Scandurra compete – e spetta altresì di diritto, lo sottolineo – anche a tutti coloro che, invece, alla professionalità e la tenacia dello Staff di ‘SDL CENTROSTUDI SPA’, devono un grazie sincero e immenso. Una nuova vita, libera dalla morsa stringente degli incagli economici del passato.
E sono moltissimi, ve lo assicuro: anche solo la metà di loro meriterebbe gli stessi articoli di giornale e la vostra medesima attenzione da Voi riservata a chi, invece, non è rimasto egualmente soddisfatto: concediamo loro un articolo a testa ove testimonino l’aiuto vitale ricevuto da ‘SDL’, poi tiriamo giù le somme e tracciamo un bilancio equilibrato e reale? “La domanda sorge spontanea”, come soleva dire il valente giornalista Antonio Lubrano: uno che di truffe (vere) se intende.
E con questa particolare sfida degna di Nellie Bly, prima e autorevole giornalista investigativa al mondo, Egregi Colleghi de Ilfattoquotidiano.it, concludo con rispetto, ringraziandoVi per lo spazio riservatomi.
Con piena fiducia nella pregiata Magistratura Bresciana, ispirata da sani principi, e altresì illuminata certamente dall’esempio virtuoso della Giustizia di Dio. Attendo dunque fiducioso che le aule di Tribunale facciano il loro corso.
Come accade nella Santa Messa, scambiamoci dunque un segno di pace.
Tanto vi (e mi) dovevo.
Maurizio Scandurra”.