I vecchi azionisti di Banca Marche, Etruria, Cariferrara e Carichieti hanno perso tutto
MILANO. I vecchi azionisti e i titolari di bond subordinati di Banca Marche, Etruria, Cariferrara e Carichieti hanno perso tutto (oltre 400 milioni di euro) nell’operazione servita per preservare i soldi dei clienti e degli obbligazionisti senior.
Banca Etruria era una banca popolare con voto capitario e aveva come azionisti oltre 60 mila soci cooperativi, secondo dati della vecchia banca. Tra gli azionisti delle altre tre banche, che pure hanno perso tutto, ci sono Fondazioni bancarie e molti piccoli risparmiatori e dipendenti.
Dai bilanci 2014 delle Fondazioni, tra gli azionisti di Banca Marche, la Fondazione Cassa di risparmio di Macerata aveva il 22,5% in bilancio a 80,2 milioni di euro (0,279 euro per azione); Fondazione CariPesaro la stessa quota ma in carico a 0,33 euro, per 94,7 milioni. Fondazione Cassa di Jesi, con il 10,78% aveva scritto in bilancio sia 48 milioni di azioni a 0,355 euro per azione sia 15 milioni di bond subordinati; Fondazione CariFano aveva il suo 3,35% iscritto per 21 milioni a 0,495 euro.
Molte di queste Fondazioni avevano già svalutato il valore della partecipazione negli anni precedenti, come ha fatto anche Intesa SP, che aveva il 5,84% già interamente svalutato. Il 32,12% della vecchia banca Marche è in mano a “a circa 40.000 piccoli azionisti, per lo più clienti di Banca Marche, che investendo propri capitali hanno partecipato al processo che ha condotto negli anni Novanta alla privatizzazione della Società”, come spiegava il sito della banca commissariata.
La Fondazione Cariferrara era il primo azionista della Carife, con una quota del 53% che aveva in bilancio a 72,4 milioni al prezzo di 3,137 euro per azione. Il resto del capitale era diffuso tra oltre 24 mila piccoli azionisti.
Fondazione Carichieti è quella più esposta in percentuale, avendo concentrato l’86% del suo patrimonio per controllare l’80% della banca abruzzese finita in risoluzione. La sua partecipazione in bilancio era iscritta a 77 milioni di euro. La Fondazione aveva cercato nel 2014 di avviare la cessione di un primo 5% della banca, ma poi la situazione è precipitata e, nel bilancio, dice di voler cercare soldi vendendo tra l’altro “porzioni di Palazzo de’ Mayo”, cioè un immobile da circa 1.200 metri quadri, tra cui una “palazzina settecentesca che si affaccia su Largo del Teatro Vecchio”.