PALERMO – I carabinieri hanno arrestato otto persone, in diverse città, accusate di concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione in atti giudiziari, peculato, accesso abusivo in sistemi informatici giudiziari e rivelazione di segreti d'ufficio. I provvedimenti sono stati emessi dal gip del tribunale di Palermo, Roberto Conti, su richiesta del procuratore Francesco Messineo, dell'aggiunto Roberto Scarpinato e del sostituto della Dda, Paolo Guido.
Gli indagati sono accusati a vario titolo di concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione in atti giudiziari, peculato, accesso abusivo in sistemi informatici giudiziari e rivelazione di segreti d'ufficio.
Per l'accusa gli indagati, alcuni dei quali legati dall'appartenenza a logge massoniche, avrebbero formato una rete attraverso la quale affiliati a Cosa nostra avrebbero ottenuto di ritardare i processi in Cassazione, in modo da poter avere la prescrizione dei reati. Di questo sistema si sarebbero serviti anche professionisti, come il ginecologo di Palermo, che era stato condannato anche in appello per violenza sessuale su una minorenne. L'uomo avrebbe pagato somme di denaro per tentare di ottenere l'insabbiamento del procedimento in Cassazione, che infatti risulta pendente da tre anni, per poi accedere alla prescrizione del reato.
Gli indagati sono accusati a vario titolo di concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione in atti giudiziari, peculato, accesso abusivo in sistemi informatici giudiziari e rivelazione di segreti d'ufficio.
Per l'accusa gli indagati, alcuni dei quali legati dall'appartenenza a logge massoniche, avrebbero formato una rete attraverso la quale affiliati a Cosa nostra avrebbero ottenuto di ritardare i processi in Cassazione, in modo da poter avere la prescrizione dei reati. Di questo sistema si sarebbero serviti anche professionisti, come il ginecologo di Palermo, che era stato condannato anche in appello per violenza sessuale su una minorenne. L'uomo avrebbe pagato somme di denaro per tentare di ottenere l'insabbiamento del procedimento in Cassazione, che infatti risulta pendente da tre anni, per poi accedere alla prescrizione del reato.