TEL AVIV – E' finita come previsto – con l'abbordaggio delle forze israeliane e l'interruzione forzata del viaggio verso la Striscia di Gaza, ma stavolta senza scontri o violenza – la traversata della Rachel Corrie: la piccola nave irlandese salpata per cercare di rompere il blocco imposto dallo Stato ebraico all'enclave palestinese controllata dagli integralisti di Hamas. L'epilogo è arrivato in tarda mattinata, dopo diverse ore di incertezza e di stallo. Ma in un contesto di autocontrollo generale che ha evitato anche solo la parvenza di un bis di quanto accaduto lunedì scorso: quando un'altra flottiglia di attivisti filo-palestinesi di dimensioni ben superiori, guidata dalla nave turca Mavi Marmara e con a bordo anche esponenti di un'organizzazione islamica militante (la IHH), era stata assaltata dalle forze speciali israeliane in un'operazione culminata in un bagno di sangue (9 morti e decine di feriti) condannato da numerosi governi e istituzioni internazionali. Con la Rachel Corrie tutto si è risolto invece in un abbordaggio soft. Intercettata di prima mattina da tre unità della Marina israeliana, l'imbarcazione irlandese (battente bandiera cambogiana) si è limitata a opporre una resistenza passiva ai ripetuti inviti dei militari di cambiare rotta verso il porto di Ashdod (sud di Israele) e di non violare il blocco (blocco che peraltro i pacifisti non riconoscono come legittimo e di cui molti attori della comunità internazionale chiedono la revoca). Un atteggiamento che ha indotto le forze israeliane dapprima a reiterare l'avvertimento e poi a passare all'azione. L'abbordaggio, in ogni caso, si è svolto solo dal mare (nessun elicottero) e senza violenza, come hanno confermato sia i portavoce dello Stato maggiore, sia quelli di 'Free Gaza', il movimento che sponosorizzava il viaggio della Rachel Corrie dopo aver partecipato anche a quello della flottiglia bloccata lunedì. Ora l'imbarcazione procede scorata verso Ashdod dove il suo carico (carta, equipaggiamenti medici e giocattoli, ma anche cemento, in genere razionato dal blocco israeliano a causa del suo asserito possibile uso per scopi militari) sarà ispezionato prima del promesso trasporto via terra a Gaza.