Adusbef e Feederconsumatori chiedono ai magistrati di indagare
ROMA. La Banca Popolare di Vicenza, proprio un anno fa, superò a stento gli stress test europei Bce con il rimborso anticipato di obbligazioni, che rendevano il 5% convertite in azioni illiquide, il cui valore pari a 62,50 euro era gonfiato, provocando così una frode ulteriore a danno degli azionisti.
Dopo le maxi-perdite, gli accantonamenti prudenziali, le svalutazioni effettuate con la semestrale, gli aumenti di capitale sottoscritti in violazione della normativa Mifid, il collocamento delle azioni con illegali modalità di finanziamento pari a 974 milioni di euro rilevati da Bce,la Popolare di Vicenza che ha accantonato 371,1 milioni di euro in vista dei contenziosi, non rispetta nemmeno il livello minimo regolamentare dell’8% in termini di Total Capital ratio e, tra le altre cose, dovrà varare un nuovo aumento di capitale da 1,5 miliardi di euro.
Lo scandalo della Bpvi, denunciato dal 18.3.2008 da Adusbef, doveva essere noto alla Banca d’Italia, che pur avendo affermato che dal 2001 se ne occupava, non ha adottato alcuna misura tangibile per evitare una colossale frode a danno dei 117.000 azionisti, mentre la Consob ha esplicitamente scelto di non dare pubblicità alcuna alle irregolarità riscontrate (e sanzionate) dell’istituto, evitandogli danni reputazionali e, soprattutto, mancando di informare i risparmiatori.
Consob infatti, ha aperto un procedimento sanzionatorio nei confronti dell’istituto a causa di “carenze di carattere procedurale nonché condotte operative irregolari relative alla valutazione di adeguatezza” della clientela, che pur di piazzare nei portafogli dei clienti le proprie azioni e obbligazioni, non si è fatta scrupoli di utilizzare perfino metodi estorsivi per costringere i clienti a diventare azionisti finanziandone l’acquisto, con tanti piccoli risparmiatori, impossibilitati a vendere, col capitale quasi azzerato.
La Consob, che era stata costretta ad avviare un procedimento ispettivo, dopo aver riscontrato palesi irregolarità, ha comminato alla chetichella 73mila euro di sanzioni e la non-menzione, il minimo edittale pari a meno di 4.000 euro a testa nei confronti di tutti i componenti del consiglio d’amministrazione e dei membri del collegio sindacale dell’epoca, mantenendo riservata tale decisione.
La decisione della Consob di non pubblicare sul proprio Bollettino, le irregolarità riscontrate (e sanzionate), evitando così alla banca presieduta da Gianni Zonin danni reputazionali, ma soprattutto l’omessa informazione al pubblico dei risparmiatori, che la Consob avrebbe il dovere di tutelare, finisce ancora una volta alle Procure. Adusbef e Federconsumatori hanno chiesto ai magistrati di indagare sulle ragioni che hanno indotto la Consob ad occultare le gravi irregolarità riscontrate, la cui informazione avrebbe consentito al pubblico dei risparmiatori scelte più consapevoli in una banca indagata dalla Procura della Repubblica, che vede ancora al suo posto Zonin & Soci, liberi di condizionare e forse inquinare le prove su malefatte gravissime e gravi reati a danno di 117.000 azionisti segregati.
Elio Lannutti (Adusbef)- Rosario Trefiletti (Federconsumatori)