DENEVER. Voltare pagina e guardare avanti per "mantenere viva nel 21esimo secolo la promessa americana". Cosi' il candidato democratico alla presidenza degli Stati Uniti, Barack Obama, ha chiesto alla nazione di "dire basta il prossimo quattro novembre". Secondo Obama "l'America e' meglio di cosi'".
Nello stadio Invesco di Denver, dove ha celebrato la sua incoronazione a candidato democratico per la Casa Bianca, Obama si e' scagliato contro George W. Bush che con le sue politiche ha indebolito l'economia e offuscato l'immagine degli Stati Uniti nel mondo. Eleggere John McCain sarebbe come confermare l'attuale amministrazione e "un terzo mandato e' troppo – ha attaccato – dobbiamo dire basta". Obama ha detto di accettare "con profonda gratitudine e molta umilta'" la nomination che lo porta nella storia: e' il primo afro-americano in corsa per la Casa Bianca. Per attaccare il suo avversario, John McCain, ha usato anche l'ironia. Non e' un uomo cattivo, ha detto, ma non riesce a cogliere la portate dei problemi del Paese. "Non credo che a McCain non interessi quello che succede, penso semplicemente che non lo sappia", ha detto il senatore dell'Illinois dopo aver ricordato ad esempio, che per il candidato repubblicano, "i fondamentali economici sono solidi" e "l'America e' in una recessione mentale".
"Noi siamo qua perche' amiamo troppo il nostro Paese per consentire che i prossimi quattro anni siano identici agli otto appena trascorsi", ha insistito Obama, elencando i mali provocati dall'attuale amministrazione Bush: fallimenti bancari, caro prezzi, perdita di posti di lavoro e del potere d'acquisto dei salari ma soprattutto perdita dello 'spirito americano' che "spinge in avanti anche quando il sentiero e' incerto, che lega nonostante le differenze" e che ora impone una svolta. "Questo e' il momento" ha esortato il senatore dell'Illinois "questa elezione e' l'occasione per mantenere viva la promessa americana che e' la nostra piu' grande eredita'. E' la promessa che faccio alle mie figlie quando rimbocco loro le coperte la notte, e' la promessa che ha spinto gli emigranti ad attraversare gli oceani e i pionieri ad andare ad occidente. La promessa che ha spinto i lavoratori a fare picchetti e le donne ad ottenere il diritto voto". Per Obama, che ha promesso pari accesso per tutti ad un'istruzione di primo ordine, assistenza sanitaria anche per chi non puo' permettersela e il ritiro "responsabile" dei soldati dall'Iraq, e' stato perso il senso della responsabilita' collettiva che insieme a quella individuale "e' l'essenza della promessa americana". La promessa americana e' anche quella di Martin Luther King che esattamente 45 anni fa ha pronunciato il suo 'I have a dream'. "Quel giovane predicatore della Georgia avrebbe potuto dire molte cose alla gente radunata nel Mall di Washington. Avrebbe potuto parlare di rabbia e di discordia.
Avrebbe potuto parlare di paura e frustrazioni per tanti i sogni rinviati. Invece la gente – gente di ogni fede e colore, di ogni ceto sociale – senti' che l'America, i nostri destini, sono intrinsecamente legati. Che insieme i nostri sogni possono essere uno". L'America deve guardare avanti e non rimanere ancorata al passato. "Non si puo' tornare indietro", ha proseguito Obama mentre la folla scandiva 'Yes We Can', il suo slogan. "Non con tanto lavoro da fare. Non con tanti bambini da educare e tanti reduci da curare. Non con una economia da accomodare, citta' da ricostruire e fattorie da salvare. Non con tante famiglie da proteggere. Bisogna marciare nel futuro.