CATANIA. "Non la sopportavo più". Queste le prime parole del reo confesso, Paolo La Rocca fermato ieri nella caserma dei carabinieri di Licodia Eubea (Catania) per l'omicidio della madre Lidia Miano, 54 anni, uccisa giovedi' scorso con oltre cento coltellate. Ieri il 25enne, secondogenito della vittima, era stato rintracciato sulla statale 514 Catania-Ragusa, dopo tre giorni di ricerche, e intorno alle 13.30 era stato condotto in caserma dove ha confessato il suo delitto davanti al sostituto Eliana Dolce e al capitano dei carabinieri Gennaro Cassese. Sei ore dopo gli e' stato notificato il fermo emesso dal Pm della procura della repubblica di Caltagirone per omicidio volontario ed e' stato rinchiuso nel carcere di contrada Noce. Gli investigatori sin da subito avevano imboccato la pista di un omicidio d'impeto, non premeditato, maturato in ambito familiare, con forti sospetti sul giovane con problemi psichiatrici. Tra la madre e il figlio assassino c'erano continui dissapori che giovedi' scorso erano nuovamente esplosi per un fatto banale: Paolo La Rocca era tornato a casa e la madre gli aveva contestato l'acquisto di una borsa. Una scintilla, assieme ad altre, che ha acceso la violenza del giovane. Cosi', e' andato in cucina, ha preso il coltello e ha iniziato a colpirla nel bagno della camera da letto dei genitori. Lei e' scappata e lui l'ha inseguita fino al soggiorno dove Lina Miano e' stata trovata, massacrata da oltre cento coltellate sferrate davanti e dietro il corpo e sulla testa. Un gesto criminale frutto di una mente non lucida, e' la tesi del legale che ora chiedera' che il suo assistito venga sottoposto a perizia psichiatrica per dimostrarne l'incapacita' di intendere e di volere, considerato il dato della "familiarita'" dei problemi mentali di cui soffre non solo l'assassino, ma anche il fratello primogenito che si trova in una casa-famiglia.