ROMA. Molotov in un campo nomadi della Capitale: baracche lambite dalle fiamme, abitanti in fuga e l'impegno di 10 mezzi dei vigili del fuoco per domare l'incendio. È il bilancio del vasto incendio scoppiato martedì a tarda sera nei pressi di via Candoni, periferia sud ovest di Roma, nella zona tra la Magliana e l'autostrada per l'aeroporto di Fiumicino. Nessun ferito, grazie a un muro di protezione che circonda il campo. Secondo le loro testimonianze, rudimentali ordigni esplosivi sarebbero partiti da tre automobili, con a bordo persone a viso scoperto: giovani italiani poi fuggiti. Quello di via Candoni è il primo campo, diviso in due parti — una regolare, l'altra no — dove proprio 48 ore fa era partito il discusso censimento dei rom. Il rogo è divampato a ridosso dell'insediamento, che si trova su una collinetta. Le fiamme si sono propagate in fretta in un bosco, alimentate dal forte vento.
Il panico ha comunque coinvolto tutti, fra le tre comunità nomadi presenti: bosniaci, romeni e slavi. L'incendio è stato domato poco dopo la mezzanotte, mentre Alemanno era ancora nel campo ad ascoltare i rom impauriti. L'area era presidiata dalle forze dell'ordine, il traffico in strada paralizzato. Fotografi e giornalisti accorsi numerosi sono stati tenuti lontani dalla zona del rogo. La polizia sta cercando di trovare conferme sulla dinamica dell'incendio: gli investigatori hanno ascoltato i capifamiglia e tutti coloro che in qualche modo avevano assistito all'accaduto. Secondo le prime indiscrezioni alcuni nomadi hanno confermato la versione del lancio delle molotov, altri invece si sono limitati a raccontare di aver visto le fiamme levarsi improvvisamente. «Se fosse stato un incidente — hanno detto — il fuoco non si sarebbe propagato così in fretta, avvicinandosi ai nostri container. Per fortuna non eravamo ancora andati a dormire e abbiamo avuto il tempo di fuggire». Gli investigatori hanno battuto palmo a palmo la collinetta dove sorge l'insediamento alla ricerca di frammenti o resti degli ordigni.