RICHMOND. Microsoft ha presentato ieri un secondo prototipo del programma Internet Explorer 8, che promette di rinnovare completamente il software più utilizzato al mondo per navigare su Internet. Tra le novità, c'è una funzionalità che potrebbe dare qualche pensiero a Google. Si chiama «InPrivate», e consente agli utenti di accedere ai siti web senza mostrare le proprie abitudini di navigazione sulla rete: file temporanei, cookies e la storia della navigazione non vengono registrati. Cosa c'entra Google? Il primo motore di ricerca al mondo utilizza queste informazioni per inviare messaggi pubblicitari mirati sulle abitudini di navigazione in rete degli utenti. Il modello di business di Google, più di dieci miliardi di dollari di ricavi nel primo semestre 2008, è basato quasi del tutto sull'advertising online.
Durante un'intervista al Financial Times, John Curran, direttore della sezione inglese di Microsoft, afferma che «alcune persone vorranno sempre essere nella modalità "inPrivate", ma c'è un vincolo: proteggere la loro privacy significa anche impedire che ricevano dati rilevanti per i loro interessi». E' qui il punto: la pubblicità mirata viene presentata come meno invasiva rispetto a quella classica, perchè non generica e quindi mirata ai propri interessi. Eppure c'è chi proprio non ne vuole sapere di vedere tracciare le proprie abitudini in rete. Il tema della privacy è sempre più sentito e viaggia a doppia velocità: da un lato c'è chi aderisce a diversi siti di social networking e ormai si ritrova con una molteplice identità digitale, dall'altra parte chi fugge da questo mondo. A fine marzo Facebook, dopo essere stato investito da diverse polemiche, che non gli hanno impedito di diventare leader mondiale del social networking, ha introdotto una nuova serie di opzioni che hanno dato più «poteri» agli utenti, permettondo loro di controllare maggiormente l'accesso alle proprie informazioni.