PALERMO. I boss mafiosi palermitani si preparavano ad una nuova guerra di mafia accumulando armi e denaro. Il retroscena emerge dalla scoperta che i carabinieri del Reparto operativo hanno fatto a Palermo. Gli investigatori hanno recuperato 10 milioni di dollari falsi, tre fucili (di cui due a canne mozze e uno a pompa), una pistola a tamburo calibro 357 magnum, migliaia di munizioni ed una divisa da carabiniere: il tutto raccolto in alcune abitazione di affiliati alle cosche mafiose. Tutto quanto faceva parte dell'arsenale di Gaetano Lo Presti, il boss a capo del mandamento cittadino di 'Porta nuova', suicidatosi in carcere. Lo Presti aveva nascosto armi e dollari falsi per far fronte alle crescenti necessità di denaro per il mantenimento dei detenuti ed in previsione, secondo gli investigatori, di una sempre più eventuale nuova guerra di mafia. Gaetano Lo Presti, 52 anni, era stato fermato nel dicembre scorso e si è suicidato poche ore dopo essere finito in cella nel carcere palermitano di Pagliarelli. Il boss aveva vantato con altri mafiosi di avere l'appoggio di Giuseppe Salvatore Riina – figlio del boss Totò – nella scelta che avrebbe dovuto fare per indicare il nuovo capo della commissione provinciale di Cosa nostra. Il capomafia di Porta Nuova, che si opponeva a Benedetto Capizzi, è stato però smentito da un altro boss, Nino Spera, sostenendo che il piccolo Riina, "era fuori da tutto", e per volere della madre "non doveva impicciarsi".