Striscioni e ironia alla street parade. Presenti anche Nichi Vendola, Rosy Bindi e Susanna Camusso
Di Michele Longo
ROMA. “Ci state rubando il futuro, non possiamo più aspettare”: l’urlo dei precari ha invaso Roma. Il lunghissimo corteo, partito da piazza della Repubblica e conclusosi ai piedi del Colosseo, ha visto una straordinaria partecipazione di persone che hanno perso ogni tipo di diritto sul lavoro, vivono con mini-contratti di tre mesi, non hanno né ferie né malattie pagate, il tutto con uno stipendio medio di 800 euro al mese. Si sbaglia però chi pensa che in piazza ci fossero solamente ragazzi. C’era gente di tutte le età, dai 20 ai 50 anni proprio perché al giorno d’oggi la precarietà comprende quasi tutti; chiedono diritti, lavoro, ma soprattutto un futuro.
La street parade si è aperta con un enorme striscione che recitava “Il nostro tempo è adesso, non possiamo più aspettare”. Al corteo hanno partecipato anche alcuni esponenti politici. Si è intravisto Nichi Vendola, andato via però quasi subito, mentre Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, e Rosy Bindi, presidente del Pd, hanno seguito i ragazzi fino al Colosseo. “La precarietà – spiega la Camusso – è un tema fondamentale dei nostri giorni. Non possiamo permettere di avere giovani senza futuro, che si sentono di troppo in questo paese. ”Poi un attacco alle altre sigle sindacali: “La Cgil è l’unico sindacato che fa campagne a sostegno per i giovani, siamo ancora in attesa di vedere quando si muoveranno gli altri. In piazza ho visto anche esponenti di altri sindacati, quindi credo che a questo punto il problema siano i loro dirigenti”.
“Ci sono energie – attacca la Bindi – di cui il paese si sta privando. Dobbiamo rimettere in moto il circuito in cui i lavoratori e il diritto del lavoro siano al centro. Le nuove generazioni devono avere spazio”.
Trattandosi di una street parade i cori sono stati pochi, sostituiti dalla musica che proveniva dai camion che aprivano l’immenso corteo. Tantissimi invece gli striscioni che sembrano ironici, ma che rappresentano la vita reale di molti italiani. Una gigantografia di una banconota da 500 euro con una scritta “Questo è il mio stipendio”, uno striscione che recita “Non sparate sulla ricerca” e anche una mamma scesa in piazza a nome del figlio, un giovane laureato in fisica che è stato costretto ad emigrare per lavorare.
I ragazzi puntano anche il dito contro gli affitti e la mancanza di una politica sociale che li tuteli. “Viviamo con 800 euro al mese – gridano dal camion – e ne dobbiamo pagare 500 solo di affitto. In Spagna il governo offre 210 euro al mese di contributo per i fuorisede, la Francia offre incentivi agli under 25 che vivono lontano da casa, solo da noi non è previsto nessun tipo di aiuto.” Proprio per questo all’Esquilino è stata inscenata una tendopoli “perché presto sarà questo l’unico alloggio che ci potremo permettere”.
A fine giornata la folla si accalca sotto un piccolo palco montato sotto il Colosseo. Interviene il cast di Boris, viene letto un messaggio del presidente emerito della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro e si raccolgono le testimonianze di giornalisti precari e studenti universitari. Poi tutti a casa, nella speranza che qualcuno si renda conto di questa situazione che sta diventando sempre più insostenibile.