Metà dell'Imu sulla prima casa finanzia le industrie di armamenti
ROMA. Gli italiani in gran parte non hanno ancora digerito l’acquisto di 130 caccia bombardieri d’assalto di ultima generazione che costeranno una cifra oscillante tra 15 e 18 miliardi di euro: una spesa inutile, l’Italia non ha bisogno né prospettiva di attaccare chicchessia nei prossimi anni a venire. Chissà se un nuovo governo potrà far saltare l’affare della lobby delle armi! Ma tra gli stessi onorevoli che approvano l’acquisto di inutili armi da guerra ci sono quelli contrari ai 3,9 miliardi necessari per coprire il buco fatto a banca MPS: come se mantenere in vita l’istituto di credito e il lavoro di 31.000 dipendenti sia meno importante di una lobby. Adesso, sfruttando il caos degli ultimi giorni di governo Monti, tentano di far passare un’altra spesa militare folle: due sottomarini da guerra U 212 da sistemare nell’arsenale di Taranto. Che cosa ci deve fare l’Italia con questi due sottomarini? Secondo i militari una serie di cose estremamente inutili per la maggior parte della gente, alle prese con disoccupazione e carovita. Se ne è accorto l’ex ministro Tremonti, che ne ha parlato lunedì sera a Piazzapulita su La 7. Tra le spese militari dell’Italia, sempre troppo pesanti per le casse pubbliche, non ci sono solo i 900 milioni di euro per rifinanziare le missioni all’estero o i sofisticati quanto inutili F35. Ci sono anche due sommergibili di “ultima generazione” della classe U 212, detta anche classe Todaro. Due battelli, come dicono in gergo, che costano quasi 1 miliardo di euro, che sommato all’altro miliardo già speso per altre 2 unità già entrate in esercizio e con base a Taranto, fanno 2 miliardi. Questo programma militare degli U 212 va avanti da quasi vent’anni; ci hanno messo le mani sopra governi di centro destra e sinistra e di tecnici, compreso quello che vedeva al dicastero dell’Economia lo stesso Tremonti. Figurarsi l’ultimo che ha come ministro della Difesa proprio un ammiraglio! Il progetto degli U 212 è di un consorzio italo-tedesco: gli italiani partecipano con gli stabilimenti Fincantieri di Muggiano alla periferia di La Spezia e i tedeschi con il consorzio Arge in cui spiccano i produttori di acciaio Thyssen Krupp, tristemente famosi per il rogo nella fabbrica di Torino in cui morirono sette operai e per il quale è stato condannato l’amministratore dello stabilimento.