Subito dopo l'approvazione della legge di stabilità
ROMA. In questa Italia politica francamente incomprensibile, può accadere che il governo incassi la fiducia del Parlamento, che approva la legge di stabilità con 309 voti favorevoli, 55 contrari e 5 astenuti, e poco dopo rassegni le dimissioni. Così alle ore 19 Mario Monti, come promesso fin dall’8 di dicembre un una precedente visita al capo di Stato Napolitano, è salito al Quirinale e ha rassegnato le sue “irrevocabili dimissioni” confermando la sua disponibilità a rimanere in carica per il disbrigo degli affari correnti, come poi riferito in sala stampa. Giorgio Napolitano «ha preso atto delle dimissioni» e già nella giornata di sabato «consulterà i presidenti dei gruppi parlamentari». Così da lunedì, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale delle dimissioni del governo, comincerà l’iter per procedere alle nuove elezioni che, salvo sorprese, si dovrebbero tenere entro la fine di febbraio 2013. Lo stesso Mario Monti, libero da vincoli istituzionali, dovrebbe secondo voci ricorrenti, sciogliere domenica prossima 23 dicembre alle 11, orario in cui è convocata la conferenza stampa di fine anno, le sue riserve su un impegno diretto nella prossima campagna elettorale con una o più liste in appoggio, e si cominceranno a delineare le nuove alleanze e i candidati al ruolo di prossimo Presidente del Consiglio. L’ultimo impegno pubblico da premier per Monti è stato l’incontro con gli ambasciatori alla Farnesina. In questa occasione il Presidente del Consiglio uscente ha chiesto di nuovo (come ieri a Melfi allo stabilimento Fiat) di non disperdere il lavoro fatto fin qui. L’azione riformatrice del governo “mi auguro possa continuare anche nella nuova legislatura, nella consapevolezza che gli interessi nazionali prescindono ovviamente dal governo in carica in quanto sono interessi permanenti”, ha detto il premier. Si conclude così la XVI legislatura.