Le rivolte in Nord Africa provocheranno altri aumenti per petrolio e gas
BRUXELLES. Rischi di rialzo dell’inflazione per i rincari delle materie prime, dovuti alle tensioni poltiche in Nord Africa e Medio Oriente, una ripresa che c’è anche se frenata dal processo di aggiustamento dei conti, l’invito a fare riforme ”tese a favorire la crescita dell’occupazione” e l’appello ai governi dell’area euro affinché ”conseguano gli obiettivi di risanamento che hanno annunciato per il 2011”. E’ questa la sintesi contenuta nel bollettino di aprile della Banca centrale europea.
ORIENTE/NORD AFRICA – Le tensioni politiche in diversi paesi del Medio Oriente e del Nord Africa (Mena), secondo la Bce hanno ripercussioni sull’economia dell’area dell’euro soprattutto per quanto riguarda i prezzi dell’energia, petrolio e gas, ma le turbolenze potrebbero influire sull’area anche per un possibile aumento dell’avversione al rischio su scala mondiale e una crescita dell’immigrazione incontrollata. I prezzi del petrolio, rileva la Bce, costituiscono il collegamento essenziale tra gli andamenti politici nella regione Mena, l’economia mondiale e quella dell’area dell’euro. Le quotazioni del greggio di qualità Brent sono salite di oltre il 25% dagli inizi di gennaio 2011, all’intensificarsi dei disordini in Tunisia, raggiungendo livelli particolarmente elevati sulla scia delle turbolenze in Libia. Gli sviluppi nei paesi Mena, osserva l’Istituto di Francoforte, ”tendono ad accrescere il premio per il rischio geopolitico incorporato nei corsi petroliferi, dato il ruolo cruciale svolto da tali economie nelle forniture energetiche su scala internazionale. Esse producono oltre il 40% del petrolio e possiedono due terzi delle riserve di greggio a livello mondiale”. Anche la capacita’ inutilizzata di produzione petrolifera e’ concentrata in Medio Oriente e Nord Africa: secondo le stime dell’Aie, a febbraio la sola Arabia Saudita rappresentava quasi l’80% del totale effettivo dell’Opec. Questi paesi svolgono altresi’ un ruolo rilevante nelle forniture mondiali di gas, visto che producono circa un quinto del totale e detengono quasi la meta’ delle riserve complessive.
INFLAZIONE – L’inflazione nell’area dell’euro ”dovrebbe restare al di sopra del 2% per l’intero 2011”. La Bce, ricorda che secondo la stima preliminare dell’Eurostat, in marzo l’inflazione sui dodici mesi misurata sullo Iapc è salita al 2,6%, dal 2,4% del mese precedente. L’incremento, rileva l’Istituto di Francoforte, ”è lievemente superiore alle attese, principalmente a seguito della dinamica della componente energetica”. I rischi per le prospettive a medio termine sull’evoluzione dei prezzi, sottolinea la Bce, ”rimangono orientati verso l’alto; in particolare, riguardano rincari delle materie prime energetiche, più elevati di quanto ipotizzato, anche per il protrarsi delle tensioni politiche in Nord Africa e Medio Oriente”. Inoltre, ”gli incrementi delle imposte indirette e dei prezzi amministrati potrebbero superare le ipotesi correnti, data l’esigenza di risanare i conti pubblici nei prossimi anni. Infine, i rischi sono connessi anche a pressioni interne sui prezzi più accentuate rispetto alle attese, a fronte della ripresa economica in atto”.
LAVORO – ”La recente recessione ha avuto un grave impatto sui mercati del lavoro dell’area dell’euro. Dal momento che, secondo le aspettative, l’occupazione accelererà solo gradualmente, è probabile che occorra tempo per assorbire l’ingente numero di lavoratori licenziati nel corso della recessione, in particolar modo quelli estromessi dal settore delle costruzioni, che era cresciuto velocemente negli anni precedenti la crisi, e da alcuni segmenti del comparto industriale, in cui la recessione potrebbe aver accelerato il trasferimento già in atto della produzione in paesi esterni all’area dell’euro”. Ad affermarlo, nel bollettino mensile di aprile, è la Bce che sottolinea che ”nell’attuale congiuntura è opportuno che i responsabili delle politiche accordino un’alta priorità alle riforme tese a favorire la crescita dell’occupazione”.
DEBITO – Nel 2008-2010 il debito pubblico dell’area dell’euro è aumentato di oltre il 5% del pil come conseguenza diretta degli interventi delle amministrazioni pubbliche nel settore finanziario, mentre le passività potenziali impegnate rappresentano circa il 7,4% del pil.
RIPRESA – I recenti dati economici confermano ”il perdurare della positiva dinamica di fondo dell’attività, a fronte di un livello di incertezza che rimane elevato”. Tuttavia ”ci si attende che la ripresa dell’attività economica sia in certa misura frenata dal processo di aggiustamento dei bilanci in diversi comparti”.