La pellicola a colori ha segnato la rivoluzione dell'immagine negli ultimi 50 anni
NEW YORK. “Kodachrome/Tu ci dai quei bei colori brillanti/ Tu ci dai i verdi di estati/ Ci fai pensare che tutto il mondo è una giornata di sole, oh yeah!” Così cantava nel 1973 Paul Simon, ispirato dalla celebre pellicola a colori che ha stregato il mondo intero per tante generazioni dai tempi di Elvis Presley. La fine della pellicola è datata 31 dicembre 2010, perché la Kodak decise che con le tecnologie moderne era finito il tempo delle fotografie fatte col rullino. Con tutte le diavolerie elettroniche che possono scattare foto, e anche di ottima qualità… A distanza di appena un anno l’ azienda, seguendo i consigli dei legali, avrebbe addirittura preparato le carte per il Chapter 11, quella parte del sistema fallimentare americano che consente alle imprese in gravi difficoltà di avviare una ristrutturazione quando si trovano in dissesto finanziario, proteggendosi dai creditori. Tramite un asta pubblica si dovrebbero vendere gran parte dei 1.100 brevetti detenuti da Kodak, ma la situazione appare veramente compromessa, segnando la fine di un epoca, specie per chi ha vissuto lo sviluppo della fotografia attraverso gli anni 60 e 70, fino all’avvento del digitale. Nel frattempo, il valore del titolo di borsa dell’azienda fondata da George Eastman è crollato a picco. Il Wall street Journal ha già scritto l’epitaffio: “Il fondatore di Kodak si suicidò all’età di 77 anni in quello che è ora il museo che celebra la persona che fondò Kodak e l’impatto che ebbe sulal fotografia. Sul biglietto che lasciò prima di uccidersi c’era scritto: “Ai miei amici, il mio lavoro è fatto. Perché aspettare?”.