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BRUXELLES. Il presidente uscente dell’Eurogruppo, il lussemburghese Jean Claude Juncker, in audizione presso la Commissione Affari economici e monetari del Parlamento europeo ha così stigmatizzato il momento attuale: “Vorrei che in Europa si facesse supportare le conseguenze della crisi ai più forti. E’ questa la solidarietà. Non mi piace quando si dice che gli sforzi devono essere effettuati dai più svantaggiati perché sono i più numerosi”. Se non fosse chiaro, sottolinea il concetto “quelli che hanno meno vantaggi devono fare uno sforzo, ma anche i ricchi devono contribuire agli sforzi globali” perché altrimenti ne andrà di mezzo “il modello europeo”. L’analisi si sviluppa per concetti impietosi e secchi: “La situazione della disoccupazione è drammatica, avevamo detto che l’euro avrebbe riequilibrato la società e invece la disoccupazione aumenta. Nell’area euro supera l’11%, e non ce lo possiamo permettere”, ha insistito denunciando la gravità che comporta la mancanza di occupazione: “una tragedia che stiamo sottovalutando”. “Dobbiamo realizzare politiche più attive per il mercato del lavoro”. Esempio concreto di Juncker che è sembrato quasi riecheggiare note marxiste: “Quando è stato introdotto l’Euro avevamo promesso che avrebbe avuto effetti positivi anche sugli equilibri sociali“, per cui è tempo di un “salario minimo legale in tutti i paesi dell’Euro, altrimenti si rischia di perdere la credibilità e il sostegno dei lavoratori”. Il presidente Ue chiede “un accordo per definire una base sui diritti minimi dei lavoratori” e “una politica industriale dell’Unione Europea che al momento non abbiamo”.