GERUSALEMME. Dura presa di posizione da parte di Europa e Stati Uniti contro la decisione del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu che ha annunciato la costruzione di centinaia di nuovi insediamenti in Cisgiordania prima di accettare la richiesta americana di un congelamento temporaneo delle costruzioni. Le nuove case si aggiungono alle 2500 abitazioni attualmente in costruzione e i cui lavori non verranno fermati.
"Gli Stati Uniti non accettano la legittimità di una espansione continuata degli insediamenti e chiediamo con urgenza che vengano fermati" ha affermato ieri la Casa Bianca. "Noi stiamo lavorando per creare un clima in cui possano riprendere i negoziati e queste azioni rendono più difficile creare un tale clima" si legge nella dichiarazione in cui si definisce l’attività di costruzione "in contrasto" con gli impegni assunti da Israele nell'ambito della road map. L'impegno americano per la sicurezza di Israele "è e rimarrà inamovibile", conclude la dichiarazione sottolineando che questa sicurezza dovrà essere raggiunta attraverso un "accordo di pace complessivo nella regione, che preveda la soluzione dei due stati con gli israeliani e i palestinesi che vivono gli uni al fianco degli altri".
La decisione di Netanyahu è condannata anche dall’Europa, secondo cui tutte le colonie israeliane in Cisgiordania devono essere bloccate, come ha detto l'Alto rappresentante della politica estera e di sicurezza della Ue Javier Solana.
Il presidente dell'Autorità nazionale palestinese (Anp), Mahmoud Abbas (Abu Mazen), ha dal canto suo definito "inaccettabile" il piano del premier israeliano e ha chiesto il congelamento di tutte le costruzioni negli insediamenti prima di riprendere i colloqui di pace. "Chiediamo agli israeliani di porre fine agli insediamenti e di intraprendere negoziati seri", ha detto Abu Mazen, in visita a Parigi, in una conferenza stampa al termine dell'incontro con il presidente francese Nicolas Sarkozy. Quanto a un suo incontro a tre con Netanyahu e con il presidente Usa Barack Obama, della cui possibilità si è parlato nei giorni scorsi, il leader palestinese ha sottolineato che "il passo che deve precedere la riunione è il congelamento degli insediamenti israeliani".
"Gli Stati Uniti non accettano la legittimità di una espansione continuata degli insediamenti e chiediamo con urgenza che vengano fermati" ha affermato ieri la Casa Bianca. "Noi stiamo lavorando per creare un clima in cui possano riprendere i negoziati e queste azioni rendono più difficile creare un tale clima" si legge nella dichiarazione in cui si definisce l’attività di costruzione "in contrasto" con gli impegni assunti da Israele nell'ambito della road map. L'impegno americano per la sicurezza di Israele "è e rimarrà inamovibile", conclude la dichiarazione sottolineando che questa sicurezza dovrà essere raggiunta attraverso un "accordo di pace complessivo nella regione, che preveda la soluzione dei due stati con gli israeliani e i palestinesi che vivono gli uni al fianco degli altri".
La decisione di Netanyahu è condannata anche dall’Europa, secondo cui tutte le colonie israeliane in Cisgiordania devono essere bloccate, come ha detto l'Alto rappresentante della politica estera e di sicurezza della Ue Javier Solana.
Il presidente dell'Autorità nazionale palestinese (Anp), Mahmoud Abbas (Abu Mazen), ha dal canto suo definito "inaccettabile" il piano del premier israeliano e ha chiesto il congelamento di tutte le costruzioni negli insediamenti prima di riprendere i colloqui di pace. "Chiediamo agli israeliani di porre fine agli insediamenti e di intraprendere negoziati seri", ha detto Abu Mazen, in visita a Parigi, in una conferenza stampa al termine dell'incontro con il presidente francese Nicolas Sarkozy. Quanto a un suo incontro a tre con Netanyahu e con il presidente Usa Barack Obama, della cui possibilità si è parlato nei giorni scorsi, il leader palestinese ha sottolineato che "il passo che deve precedere la riunione è il congelamento degli insediamenti israeliani".