Assaltate ambasciate: morti e feriti
BEIRUT. (AGI) Venerdi’ di proteste nel mondo islamico contro il film blasfemo su Maometto. Scontri e violenze dal Libano al Sudan, dall’Egitto al sudest asiatico. Una folla di 300 estremisti islamici ha assaltato e dato alle fiamme un Kentucky Fried Chicken, la catena americana di fast food, a Tripoli, nel nord del Libano. Il bilancio e’ di un morto e 25 feriti. L’attacco e’ avvenuto nelle stesse ore in cui il Papa Benedetto XVI iniziava a Beirut una storica visita pstorale in Libano. Dal Libano al Sudan: manifestanti hanno fatto irruzione nel compound delle ambasciate di Germania e Gran Bretagna a Khartoum, dove la folla e’ riuscita a sfondare il cordone di polizia attorno alle due rappresentanze. La folla ha ammainato la bandiera tedesca e al suo posto ha issato un vessillo islamico. E’ stato anche rimosso l’emblema della repubblica tedesca ed e’ stato appiccato un incendio davanti all’ingresso principale della rappresentanza diplomatica. Il ministero degli Esteri tedesco ha reso noto che tutto lo staff dell’ambasciata a Khartoum e’ illeso.
Al Cairo manifestanti che intendevano protestare contro il film su Maometto hanno lanciato pietre contro i poliziotti che sbarravano la strada verso l’ambasciata americana. Agenti in tenuta antisommossa hanno usato gas lacrimogeni e hanno rilanciato indietro i sassi per disperdere i facinorosi. Un’auto e’ stata ribaltata e data alle fiamme lungo la via che da piazza Tahrir conduce alla rappresentanza diplomatica, dove la strada e’ stata sbarrata con grandi blocchi di cemento. Le proteste contro il film su Maometto sono arrivate anche nel sud-est asiatico: 10mila manifestanti sono scesi in strada a Dacca, in Bangladesh, e hanno tentato di raggiungere l’ambasciata americana. La folla, riunita davanti alla moschea di Baitul Mokarram Mosque, ha bruciato bandiere americane e israeliane, inneggiando al profeta e lanciando slogan. Ingente lo schieramento delle forze dell’ordine: centinaia di agenti, insieme a reparti anti-sommossa armati di cannoni ad acqua, hanno seguito i dimostranti, impedendo loro di raggiungere la rappresentanza diplomatica statunitense.
Manifestazioni sono state inscenate anche sotto l’ambasciata Usa a Giacarta, in Indonesia, dove piu’ di 350 fondamentalisti, tra cui donne e bambini, hanno condannato la pellicola che “insulta il profeta di Allah”, definendola “una dichiarazione di guerra”. Un centinaio di dimostranti della minoranza sciita hanno chiesto l’esecuzione del regista Sam Bacile. Proteste, piu’ contenute, si sono tenute anche in diverse localita’ della Malaysia. Una trentina di rappresentanti di varie organizzazioni islamiche si sono radunati sotto l’ambasciata Usa a Kuala Lumpur e hanno consegnato una lettera in cui si chiede alle autorita’ americane di togliere la clip del film da YouTube, impedire che venga diffusa e processare l’autore per “crimini contro i diritti umani”. Manifestanti hanno inscenato proteste anche a Batu Caves, popolare luogo turistico vicino alla capitale, e nella citta’ settentrionale di Ipoh.