Adusbef e Federconsumatori contro l'idea di legalizzare droga, corruzione, contrabbando e prostituzione
L’Europa che invece di fare una battaglia all’economia illegale, la riconosce e legalizza, tramite l’inserimento nel Pil del sommerso economico che deriva dall’attività di produzione di beni e servizi (valutato in Italia tra 250 e 270 miliardi di euro, circa il 16% del Pil) che sfugge all’osservazione diretta in quanto connessa al fenomeno della frode fiscale e contributiva, offre un messaggio devastante e diseducativo, l’esatto contrario di quanto occorra per il rilancio dell’economia.
Adusbef e Federconsumatori nel ribadire ancora una volta la contrarietà a misure che sembrano fatte apposta per incitare l’illegalità ed a riconoscere come legali, attività di forte criminalità economica, stigmatizzano una trovata di cattivo gusto, che eleva le attività illegali in mano alle mafie, al rango di produttrici di ricchezza nazionale, un errore statistico, etico e morale, ideato dalle tecnocrazie europee per soddisfare parametri di bilancio fuori controllo.
Questo nuovo prodotto interno, lordato dall’illegalità che entra nel Pil, includendo secondo i criteri di Eurostat droga, prostituzione e contrabbando di sigarette, che contribuiscono alla rivalutazione del Pil per 1,0 punto percentuale, circa 15,5 miliardi di euro (compreso l’indotto della produzione di beni e servizi legali), riferiti al 2011, col sommerso illegale stimato circa 200 miliardi di euro, invece di combattere il lavoro irregolare, l’evasione fiscale e contributiva, le renderà legali, rendendo più difficile il contrasto ad una economia sommersa ed illegale che avvelena l’esistenza di famiglie, Pmi e dei giovani senza lavoro.